La rivolta dei collaboratori licenziati dal M5s per le consulenze da 70 mila euro a Crimi e Taverna: «Per noi i soldi non c’erano»
La consulenza da 70 mila euro annui per Vito Crimi e Paola Taverna fa arrabbiare il Movimento 5 Stelle. Ieri la Repubblica ha raccontato del contratto da circa 70 mila euro annui come collaboratori parlamentari. I due lavoreranno rispettivamente per i gruppi pentastellati di Camera e Senato. Che nel frattempo, spiega oggi il quotidiano, hanno dovuto però licenziare molti collaboratori: venti dipendenti, tra cui alcuni “storici”, sono stati lasciati a spasso. Nonostante lavorassero per il M5s dal 2013. Con la motivazione più ovvia: gli eletti sono calati, il budget è ridotto, non c’è spazio per tutti. Ma il fatto che i tagli siano stati ampliati per dare i 140 mila euro a Taverna e Crimi non è piaciuto a molti: «Non mi hanno confermato, nonostante io abbia sempre raggiunto tutti gli obbiettivi, dopo aver partecipato a tutte le campagne elettorali degli ultimi anni», racconta uno degli esclusi, chiedendo l’anonimato. Il motivo? «Ci hanno detto che non c’erano abbastanza fondi». E invece per qualcuno sono stati trovati. Uno non vale uno.
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