Decreti sicurezza: come è finita l’ultima volta che le navi delle Ong sono state sequestrate e multate
La querelle tra Francia e Italia su Ocean Viking ha presto rivelato le prime crepe nei rapporti internazionali del governo Meloni, con specifico riferimento al tema dei migranti. Nel braccio di ferro con Parigi, presto trasformato in una sfida aperta a Bruxelles, il Viminale spera di avere la meglio guardando al passato. Così ripesca dal cilindro i decreti sicurezza varati dall’allora ministro Salvini durante il Conte I. Sequestri amministrativi e multe per difendere l’interesse nazionale: questa sembra dunque essere la strategia del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, elaborata nella speranza di riuscire a fermare le imbarcazioni delle Ong e costringere gli stati membri dell’Unione Europea a prendersi in carico la redistribuzione. Insieme a un piano per i ricollocamenti europei che lasci poco spazio alla volontarietà. Chi avrà intenzione di entrare nei porti italiani, inoltre, dovrà dimostrare di aver soccorso imbarcazioni a rischio naufragio.
I precedenti
Evidentemente la speranza è che questa volta le misure colpiscano nel segno. Perché l’ultima volta, quattro anni fa, i decreti non dimostrarono grande efficacia. Lo ricorda Repubblica oggi: nessuno ha mai pagato le «megamulte» del primo decreto sicurezza. La sanzioni pecuniarie sono state infatti sempre annullate in ricorso. Non è andata diversamente nel caso delle navi sequestrate, sempre riconsegnate alle navi umanitarie (fatta eccezione per la Iuventa). Beppe Caccia, armatore di Mediterranea Saving Humans, parla di «provvedimenti amministrativi punitivi fortemente voluti da Salvini e talmente inconsistenti che il tribunale civile cui ci siamo subito appellati non ha avuto esitazioni a darci ragione». Avevano ricevuto due multe, una da 65.000 euro per la Alex e una da ben 300.000 euro per la Mare Jonio nell’estate 2019. Ma poi «è finita come è finita e con la modifica del decreto sicurezza e la cancellazione delle sanzioni amministrative tutte le multe sono state azzerate». L’era Salvini ha portato a comminare altre due multe. Quelle alle Sea Watch 3 di Carola Rackete, che forzò l’entrata a Lampedusa nel giugno 2019, e alla Eleonore della ong tedesca Mission Lifetime. Le accuse rivolte a Rackete di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e rifiuto di obbedienza a nave da guerra sono state archiviate dal gip di Agrigento. Il tribunale civile di Ragusa ha annullato la multa da 300.000 euro e il sequestro della Eleonore.
Leggi anche:
- La telefonata Macron-Mattarella e lo schiaffo di La Russa: così il governo Meloni rischia l’escalation in Ue
- Francia, 27 migranti morirono attraversando il Canale della Manica: nei verbali delle indagini le richieste di aiuto ignorate
- Vertice ministri Ue, Tajani: «Con la Francia toni positivi, ma sulle navi Ong decideremo caso per caso»
- Migranti, le Ong pronte a ripartire: «Siamo in mare perché i governi hanno smesso di soccorrere»
- Migranti, i dati Ue: +73% ingressi irregolari nel 2022. Ma la rotta più battuta è quella balcanica