Caso Ciro Grillo, in aula uno degli imputati: «Il rapporto fu consenziente». La psicologa: «La ragazza non ha superato il trauma»
Si è svolta oggi mercoledì 16 novembre a Tempio Pausania una nuova udienza del processo che vede imputati Ciro Grillo, figlio di Beppe, e tre suoi amici genovesi – Francesco Corsiglia, Edoardo Capitta e Vittorio Lauria – accusati di violenza sessuale di gruppo su una studentessa 19enne italo-norvegese e una sua amica. I fatti al centro del procedimento si sono svolti nel 2019 nella villa del fondatore del M5S in Sardegna. Dopo l’incidente di percorso della scorsa udienza, rimandata a causa della mancanza di monitor e microfoni funzionanti nell’aula, questa mattina il tribunale ha chiamato a deporre i sette testimoni chiave, ovvero i tre medici della clinica Mangiagalli di Milano che visitarono la giovane nove giorni dopo la presunta violenza sessuale, i titolari del B&B di Porto Pollo dove alloggiarono le due ragazze durante la loro vacanza in Sardegna e gli istruttori di kitesurf che il pomeriggio dopo il presunto stupro incontrarono la studentessa in spiaggia per una lezione.
A sorpresa, si è presentato in aula anche Francesco Corsiglia, uno dei quattro imputati. Il giovane ha voluto presenziare all’udienza per ribadire la sua innocenza. «Non ho mai commesso alcuna violenza sulla ragazza. È stato un rapporto assolutamente consenziente», ha detto in aula accompagnato dai suoi avvocati. «Studio in Spagna e non posso seguire il processo come vorrei, ma oggi sono qui per ribadire la mia innocenza. Con quella ragazza ho avuto un rapporto sessuale consenziente. Poi mi sono addormentato e non so cosa sia successo in seguito», ha concluso. Da quanto emerso questa mattina in aula, la 19enne italo-norvegese verrà ascoltata in una super udienza la cui data è ancora da concordare. Intanto, è stato fissato il calendario delle prossime: 8 febbraio, 8 marzo e 12 aprile 2023. Si tratterebbe delle ultime udienze per poi arrivare alla sentenza non prima dell’estate.
I testimoni chiave
Il medico legale Vera Gloria Merelli, rispondendo alle domande dei giudici, ha precisato che i lividi riscontrati sul corpo dell’allora 19enne potrebbero essere compatibili «sia con uno stupro, sia con l’attività sportiva che la ragazza aveva svolto in quei giorni». Tesi sostenuta anche dalla difesa degli imputati, mentre i loro consulenti – il medico legale Marco Savio e la psicologa forense Lucia Tattolisono – sono stati tenuti fuori dall’aula su decisione del collegio dei giudici. Nella deposizione della psicologa Laila Micci, invece, è emerso come la ragazza non abbia ancora superato il trauma e «stia seguendo un percorso di sostegno psicologico». Infine, i titolari del B&B di Porto Pollo, dove le due studentesse presunte vittime di una violenza sessuale di gruppo alloggiarono nel luglio 2019 durante la loro vacanza in Sardegna, hanno confermato ai giudici le dichiarazioni che avevano fatto a suo tempo ai carabinieri, ossia che non avevano notato niente di strano. «La ragazza era molto schiva, non dava molta confidenza. Il giorno dopo i presunti fatti ho pensato che fosse in hangover, con i soliti sintomi post sbornia».
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