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Chi nasce nel Sud Italia ha un’aspettativa di vita inferiore di quasi 4 anni rispetto al Nord – Il report

16 Novembre 2022 - 12:11 Redazione
Il documento di Save The Children spiega che la salute dei bambini non dipende solo dal sistema sanitario, ma anche dal contesto socioeconomico

L’aspettativa di vita in buona salute delle bambine nate in Calabria è inferiore di 15 anni a quella delle bambine nate in Trentino. Sempre in Calabria, il tasso di mortalità infantile (entro il primo anno di vita) prima della pandemia risultava essere il triplo di quello della Toscana (4.42 decessi ogni 1000 nati vivi, contro l’1.45 toscano). In Sicilia, oltre il doppio: 3.34. Se in Italia la speranza di vita alla nascita nel 2021 si attesta a 82,4 anni, ci sono 3,7 anni di differenza tra l’aspettativa di vita di chi nasce a Caltanissetta (80,2) e di chi nasce a Firenze (83,9). La drammatica forbice che continua a spaccare in due la penisola è fotografata dall’Atlante dell’infanzia a rischio Come stai? di Save The Children, presentato questa mattina alla Sala Stampa Estera a Roma. Nel report si legge che «un bambino del Mezzogiorno che si ammalava nel 2019 aveva una probabilità di dover migrare in altre regioni per curarsi del 70% in più rispetto a un bambino del Centro o del Nord Italia».

Il documento spiega ancora: «Non è solo il sistema sanitario ad influenzare la salute dei bambini», poiché su essa «gravano tutti i determinanti sociali legati al contesto territoriale in cui si cresce, alle condizioni economiche, al livello di istruzione, all’ambiente, alle reti sociali e dei servizi». La situazione non migliora se si guarda ai dati sulla povertà assoluta. Una situazione in cui vive una media del 14,2% di tutti i minori (pari a circa un milione e quattrocentomila bambini), che sale fino al 16% nel Mezzogiorno. L’allarme lanciato evidenzia che le disuguaglianze socioeconomiche «incidono direttamente sulla salute dei bambini, penalizzando chi maggiormente avrebbe bisogno, nel proprio territorio, dei servizi di cura, prevenzione e promozione della salute e del benessere psico-fisico».

I servizi per la prima infanzia

Agli asili nido pubblici e convenzionati, secondo i numeri del report, accede solo il 13,7% dei bambini sotto i 3 anni. Ma anche in questo caso emerge la differenza tra Nord e Sud: la forbice va dal 2,8% della Calabria al 28,4% dell’Emilia Romagna. E se la spesa pro-capite dei Comuni destinata ai servizi per la prima infanzia si attesta in media a 909 euro, le cifre spaziano da picchi di 2.617 euro nella Provincia Autonoma di Trento, o 1.996 in Emilia Romagna, nel meridione non supera i 600 euro e va dai 570 della Sardegna al punto minimo di 110 euro in Calabria.

Il tema delle dipendenze

L’Atlante dell’infanzia a rischio in Italia di Save the Children offre anche un focus sui disagi giovanili, riversati in diverse forme di dipendenza. Per il 4,6% degli adolescenti che consumano alcol risulta comune la pratica del Binge drinking, che consiste nel bere almeno sei bicchieri di bevande alcoliche in un’unica occasione. In Italia, nel 2021, sono circa 77mila gli studenti fra i 15 e i 19 anni che hanno fatto uso di Nuove Sostanze Psicoattive (NPS). Alle vecchie patologie si affiancano quelle più recenti, come la dipendenza dal web e dai social: oltre 350mila studenti hanno un profilo di rischio per l’uso di Internet e sta crescendo sensibilmente il numero di vittime (46%) e persecutori (29%) del cyberbullismo. La percentuale di chi presenta un elevato rischio di gaming problematico sfiora in Italia il 30%, ben sopra alla media europea (20%). Tra i temi sensibili, infine, si rileva quello dell’educazione sessuale. L’Italia è rimasto uno dei pochi Paesi dell’Unione europea (insieme a Bulgaria, Croazia, Lituania e Romania) nei quali questi corsi non sono obbligatori, nonostante l’Oms individui nell’educazione alla sessualità a scuola un fattore di protezione anche rispetto agli abusi.

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