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Pedofilia, il primo report dei vescovi italiani: in 2 anni 89 vittime di abusi, quasi tutti minorenni

17 Novembre 2022 - 12:09 Redazione
Dal rapporto emergono i profili di 68 autori di molestie e violenze sessuali che sarebbero state commesse per lo più da religiosi

Nel 2020 e 2021, sono 89 le segnalazioni di pedofilia e abusi sessuali registrate nei centri di ascolto della Cei, la Conferenza Episcopale Italiana. Ad affermarlo è il primo report dell’autorità ecclesiastica, che negli ultimi anni ha attivato una rete territoriale di servizi dedicati all’ascolto di presunte vittime di abusi sessuali da parte di uomini di chiesa. I casi segnalati, precisa il report, si riferiscono anche a fatti del passato e vedono una netta predominanza di vittime minorenni (82%). Delle 89 segnalazioni, infatti, 12 rientrano nella fascia d’età under 10, 61 nella fascia 10-18 anni e 16 negli over-18. «Il genere delle persone che hanno contattato il Centro rivela una maggiore rappresentazione delle donne (54,7%)», precisa il report. Delle 89 persone che si sono rivolte ai servizi della Cei, circa metà si sono limitate a segnalare l’accaduto. Il 20,8% di loro, invece, ha chiesto anche informazioni in merito al servizio, mentre il 15,6% si è informato sulla possibilità di accedere a una consulenza specialistica per il trauma subìto.

Il report

I racconti e le segnalazioni delle vittime hanno permesso di tracciare un profilo dei 68 presunti autori del reato. I dati, sottolinea il report, evidenziano una prevalenza di «soggetti di età compresa tra i 40 e i 60 anni all’epoca dei fatti, in oltre la metà dei casi». Per quanto riguarda il ruolo ecclesiale ricoperto al momento dell’abuso sessuale, in 30 casi si trattava di chierici, in 23 casi di figure laiche e in 15 casi di figure religiose. «Tra i laici – precisa il report – emergono i ruoli di insegnante di religione, sagrestano, animatore di oratorio, catechista, responsabile di associazione». Gli 89 casi segnalati riguardano tipi diversi di abusi e violenze. In particolare, il report parla di «comportamenti e linguaggi inappropriati» (24 casi), «toccamenti» (21), «molestie sessuali» (13), «rapporti sessuali» (9), «esibizione di pornografia» (4), «adescamento online» (3), «atti di esibizionismo» (2). Il 52,8% delle segnalazioni fa riferimento a casi recenti o attuali, mentre nel restante 47,2% si parla di casi del passato. «Il contesto nel quale i presunti reati sono avvenuti è quasi esclusivamente un luogo fisico (94,4%), in prevalenza in ambito parrocchiale (33,3%), nella sede di un movimento o di una associazione (21,4%) o in una casa di formazione o seminario (11,9%)», precisa il report.

I «percorsi di riparazione» per i presunti autori

L’indagine sugli abusi sessuali all’interno del mondo ecclesiastico è stata condotta dalla Cei, l’assemblea permanente dei vescovi italiani. Si tratta di una modalità diversa rispetto a quella scelta da altri Paesi – come Francia e Germania – che hanno optato per la nomina di commissioni d’inchiesta imparziali ed estranee al mondo ecclesiastico. A seguito di ogni segnalazione, si legge nel report della Cei, l’Autorità ecclesiastica ha comunque deciso di mettere in campo una serie di azioni e/o provvedimenti disciplinari. Tra le azioni di accompagnamento alle presunte vittime, aggiunge il report, «i Centri forniscono informazioni e aggiornamenti sull’iter della pratica (43,9%), organizzano incontri con l’Ordinario (24,6%), offrono un percorso di sostegno psicoterapeutico (14,0%) e di accompagnamento spirituale (12,3%)». Discorso simile anche per i presunti autori degli abusi, a cui vengono proposti «percorsi di riparazione, responsabilizzazione e conversione, compresi l’inserimento in “comunità di accoglienza specializzata” e percorsi di accompagnamento psicoterapeutico».

Foto di copertina: ANSA | Papa Francesco al congresso della Conferenza Episcopale Italiana, a Matera (25 settembre 2022)

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