Il manifesto di Elly Schlein per il congresso Pd: «Socialisti, progressisti, ecologisti: un altro modello di sviluppo è possibile»
Anche se ufficialmente non ha ancora sciolto la riserva, Elly Schlein parla già da candidata alla segreteria del Partito Democratico. E in una lunga intervista rilasciata oggi a la Repubblica dice che al Congresso «serve una discussione con le persone e nella società, non nel ceto politico. L’obiettivo deve essere superare le contraddizioni di questi anni che hanno prodotto fratture e fatto sentire orfani tanti elettori ed elettrici della sinistra». Per Schlein, che parla in un colloquio con Stefano Cappellini, «è mancato il lavoro su politiche redistributive della ricchezza, del sapere e del potere. La sinistra non è riuscita ad anticipare le grandi trasformazioni che stanno spaventando le società. L’aumento delle diseguaglianze, gli effetti sul lavoro delle innovazioni tecnologiche, l’emergenza climatica che mette a rischio il pianeta». Schlein dice che la sinistra «ha governato a lungo senza agire sulle cause profonde della precarietà del lavoro. Lavoro e povero non dovrebbero mai stare nella stessa frase». Per esempio «con il Jobs Act si è commesso l’errore di abbandonarsi al mantra neoliberista della disintermediazione». E la svolta passa per una ricetta ben precisa: «Limitare il ricorso ai contratti a termine e alzare subito i salari, il taglio del cuneo va fatto a favore del lavoro. Introdurre il salario minimo, una grande battaglia mancata in questi anni. Siamo l’unico Paese dove gli stipendi sono diminuiti negli ultimi 30 anni. Serve un nuovo Statuto dei lavoratori, la sinistra del 2023 non può non vedere che l’innovazione tecnologica ha facilitato i processi produttivi ma aumenta le diseguaglianze. Se non facciamo una legge sulla rappresentanza non spazzeremo via i contratti pirata. Il problema del precariato è legato anche alla sicurezza sul lavoro, serve un grande investimento, non è accettabile morire né di lavoro né di stage». La deputata dice anche che il governo deve tenere giù le mani dal reddito di cittadinanza: «Senza questo strumento, in pandemia avremmo avuto un milione in più di persone in povertà. È migliorabile». Infine, su chi dovrebbe pagare i costi della transizione ecologica: «Dovremmo cambiare la domanda: chi, già oggi, paga il costo di non farla? Lo pagano i più fragili, basta vedere gli effetti della crisi energetica che colpisce tutti, ma più duramente le fasce di reddito basse. Un altro modello di sviluppo è possibile ed è nel programma di tutte le forze socialiste, progressiste, ecologiste».
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