Iran, chiamati in procura alcuni vip accusati di appoggiare le proteste. Arrestata l’attrice Ghaziani: «Forse questo sarà il mio ultimo post» – Il video
La procura iraniana ha convocato vip e celebrità che devono ora rispondere all’accusa di aver diffuso sui social media «commenti falsi, non documentati e provocatori» a sostegno delle proteste per la morte di Mahsa Amini. Da oltre due mesi i manifestanti iraniani scendono in piazza per il decesso della 22enne di origine curda, morta lo scorso 16 settembre sotto custodia della polizia morale iraniana dopo esser stata fermata perché non indossava correttamente l’hijab. Ora le autorità di Teheran hanno inviato un mandato di comparizione a diverse celebrità, vip e calciatori ritenuti colpevoli di aver espresso sui loro profili social messaggi di vicinanza a tutti gli iraniani in protesta. Tra i nomi convocati quelli delle attrici Elnaz Shakerdoust, Mitra Hajjar, Baran Kowsari, Sima Tirandaz e Hengameh Ghaziani, i due ex parlamentari riformatori Parvaneh Salahshouri e Mahmoud Sadeghi e l’ex allenatore della squadra di calcio del Persepolis Yahya Golmohammadi.
La chiamata della procura sembra però non aver spaventato soprattutto l’attrice Hengameh Ghaziani, che sempre attraverso i canali social, ha diffuso un video in cui agita i suoi capelli comparendo senza velo e scegliendo il sottofondo di musiche che inneggiano alla libertà delle donne. «Forse questo sarà il mio ultimo post», ha scritto su Instagram. «Da questo momento in poi, qualunque cosa mi accada, sappiate che come sempre, sto con gli iraniani fino all’ultimo respiro». La magistratura di Teheran ha poi confermato di averla arrestata. Nel frattempo le azioni punitive delle forze iraniane contro i manifestanti continuano. La Corte rivoluzionaria di Teheran ha emesso poche ore fa la sesta condanna a morte nei confronti di un uomo in protesta accusato «di avere l’intenzione di uccidere con un coltello per creare paura e insicurezza nella società». Come ha riferito la stessa agenzia di stampa semi-ufficiale Tasnim, «il comportamento del manifestante secondo la legge della Sharia in Iran comporta la pena di morte».
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