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«Non ci sono soldi e non possiamo sbagliare»: come sarà la prima legge di bilancio del governo Meloni

giorgia meloni governo meloni legge di bilancio
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Cdm convocato per le 17. Ma manca ancora la quadra su alcune coperture. La premier: «La nostra priorità è affrontare l'emergenza e dare all'Europa e ai mercati un segnale di stabilità e responsabilità»

Il Consiglio dei ministri è convocato per stasera alle 20.30. Prima, forse già in mattinata, una riunione tecnico-politica della maggioranza chiuderà il cerchio sulla Legge di Bilancio 2023, la prima del governo Meloni. Il testo non è completo perché il nodo coperture agita il centrodestra. Se il saldo della Finanziaria si è fermato a 32 miliardi, di cui 21 in deficit e spesi per gli aiuti sull’energia, le entrate preoccupano la Ragioneria dello Stato e costringono l’esecutivo a rinunciare ad alcune misure annunciate. Come il taglio dell’Iva su pane e latte. O la rottamazione delle cartelle esattoriali tra mille e 3.000 euro. Resiste, per ora, la replica del taglio del cuneo fiscale di due punti percentuali per i redditi fino a 35 mila euro, introdotto dal governo Draghi. Che Giorgia Meloni vuole incrementare a tre per chi guadagna di meno. Ma è proprio la premier a lanciare un grido d’allarme: «Non ci sono risorse, non c’è tempo e non possiamo sbagliare».

Le misure

Per le pensioni la formula trovata per superare la legge Fornero è “41 + 62”. Sulla flat tax è confermato l’aumento della soglia (da 65 a 85mila euro) per autonomi e partite Iva. Ma sparisce quella incrementale per i dipendenti. Nella nuova “pace fiscale” rimane l’azzeramento delle cartelle al di sotto dei mille euro. Ma decade la voluntary disclosure per il ritorno dei capitali dall’estero. Per le famiglie si pensa anche a un incremento dell’assegno unico e dei congedi parentali. Mentre rimane sul tavolo la riduzione dell’Iva per i prodotti per l’infanzia. Sul tavolo rimane la green tax sulle consegne (la cosiddetta tassa Amazon). Così come l’aumento del peso fiscale su giochi e tabacchi. Matteo Salvini sta anche spingendo per bloccare l’aumento delle multe per le violazioni stradali. Si ragiona anche sulla stretta (con la quale si cercano risorse per 1,5-2 miliardi) al reddito di cittadinanza. L’aiuto resterà per i poveri, magari avviando una lotta ai furbetti del reddito. Per il resto, non sarà a vita e l’idea è di toglierlo agli occupabili con una fase transitoria di sei mesi. Ci sarebbe un ragionamento in corso anche sulla possibile riduzione dell’assegno.

Il taglio del cuneo fiscale

Il provvedimento più atteso è il taglio del cuneo fiscale. La replica del taglio per i redditi fino a 35 mila euro avrà un costo di 3,5 miliardi. A questa dovrebbe accompagnarsi un ulteriore taglio di un punto per le fasce di reddito al di sotto dei 20 mila euro. L’obiettivo è quello di arrivare a un taglio di cinque punti percentuali totali. Per i due terzi a favore del lavoratore e per un terzo alle imprese. Ma difficilmente arriverà con questa Legge di Bilancio. Di certo il governo ha già cambiato posizione fino alla scorsa settimana, quando sembrava che da questo taglio dovessero trarre benefici anche le imprese. Per evitare il ritorno della Legge Fornero, la soluzione ponte individuata per il 2023 è una quota 41 con il paletto di 62 anni. «Ci prendiamo un anno per pensare ad una vera riforma – spiega il sottosegretario leghista al Welfare Claudio Durigon – insieme alle parti sociali».

La Meloni: «Non possiamo sbagliare»

In attesa di trovare la quadra definitiva, ieri alla premier è toccato suonare la sveglia. Il Corriere della Sera racconta in un retroscena che Meloni ha spiegato ai suoi ministri che la situazione non consente né fuochi d’artificioerrori. «Adesso la nostra priorità è affrontare l’emergenza e dare all’Europa e ai mercati un segnale di stabilità e responsabilità», ha detto. E quindi niente «azioni spericolate»: «Non ci sono le risorse, non c’è tempo e non possiamo sbagliare. Siamo arrivati da 30 giorni e abbiamo poco più di un mese per approvare la manovra». Da questo punto di vista anche il bonus per i matrimoni in chiesa è una boutade. Che serve alla Lega per fare pressione sull’elettorato in comune con Fratelli d’Italia. Ma difficilmente vedrà la luce per iniziativa governativa.

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