Storia di Lia, prostituta uccisa in via Riboty: «Voleva tornare in Cina per abbracciare il figlio»
Si faceva chiamare Lia la cittadina cinese di 45 anni che esercitava il mestiere di prostituta in via Riboty. Lia è morta insieme a un’altra donna dall’età apparente di 25 anni e di cittadinanza cinese il 17 novembre scorso, quando secondo gli inquirenti Giandavide De Pau è entrato in quella casa che Lia aveva in affitto da dieci anni e ha ucciso entrambe con uno stiletto. «Era una veterana di quella casa, metteva a proprio agio i clienti» dice chi l’ha conosciuta oggi al Messaggero. «A gennaio sarebbe tornata in Cina. Voleva riabbracciare il figlio Liman. Aveva già preparato due volte il viaggio. Ma era stata costretta a rinviarlo», dicono. La sua vera identità è ormai stata scoperta dagli investigatori. Anche se quando si è propagata la notizia della sua morte nessuno si è presentato in Questura per identificarla. Così come la sua amica.
Il biglietto aereo già comprato
Lia aveva già comprato il biglietto aereo. «Aveva conquistato la fiducia di chi gestiva la casa. A gestire gli appuntamenti era una tale Maria», ricordano oggi i frequentatori. Le altre ragazze ruotavano in continuazione. Ogni due o tre mesi ce n’era una diversa. «Lia entrava in confidenza con chi quell’appartamento lo frequentava spesso. Le piaceva molto Castel Sant’Angelo. Abbiamo parlato varie volte e mi ha anche raccontato che aveva comprato una casa in Cina con i soldi che aveva messo da parte in questi anni. L’ultima volta che l’ho sentita è a ottobre», si racconta ancora. Le ragazze, spesso ricattate per fare il mestiere, arrivavano dalla Russia o da Malta. Spesso, se non sempre, erano irregolari. Ma nessuno è venuto ancora a riconoscere il corpo di entrambe le ragazze, che si trova nell’obitorio del Policlinico Gemelli. Intanto i poliziotti cercano l’affittuaria. L’affitto era di 1.700 euro al mese. Due anni fa gli altri condomini avevano chiamato la polizia per il viavai tra le scale. Ma non era successo nulla.
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