I dubbi della Caritas pugliese sulla raccolta fondi di Soumahoro per i bimbi del ghetto: «Qui pochi minori, per fortuna»
Emergono nuovi racconti di presunte tensioni con Aboubakar Soumahoro. Questa volta a parlare è Don Andrea Pupilla, direttore della Caritas di San Severo (Foggia), che riferisce di una raccolta fondi da 16mila euro in vista del Natale dello scorso anno finalizzata a giocattoli da donare un “ghetto” di migranti del Foggiano dove vivono pochissimi minori. E in questa iniziativa ci sarebbero state tensioni nei confronti di voleva portare aiuti da parte di persone che facevano riferimento al mondo di Soumahoro, il parlamentare di Alleanza Verdi e Sinistra, le cui parenti sono sotto la lente dell’opinione pubblica per la vicenda delle cooperative Karibu e Consorzio Aid, oggetto di un’indagine a modello 45 della procura di Latina. È quanto emerge da un’intervista a don Pupilla rilasciata a la Repubblica. La raccolta fondi risale allo scorso anno. E proprio nella zona in questione, Soumahoro ha condotto diverse battaglie in favore dei braccianti e si fece riprendere mentre portava regali ai bambini vestito da Babbo Natale.
Gli elementi che non tornano
Un’iniziativa che, però, suona male a don Pupilla perché «nel ghetto di Torretta non ci sono bambini, mentre a Borgo Mezzanone, l’insediamento oggetto del video, i bambini sono molto pochi. C’erano dunque ben pochi giocattoli da distribuire, non essendoci bambini a cui poterli donare». Da quanto racconta, sembrerebbe che non si sia trattato solo di una sua impressione. Il sacerdote ha infatti precisato: «Ci sono stati problemi, e li abbiamo avuti anche noi, con alcune persone che facevano riferimento prima a Usb e poi a Lega Braccianti». Don Pupilla riferisce che gli avrebbero impedito anche di fare corsi di italiano. «Noi ci rechiamo a Torretta Antonacci ogni settimana per ascoltare e aiutare persone. In alcuni periodi sale la tensione, perché ci sono sempre personaggi che vengono da fuori a fomentare gli animi», dice il sacerdote. «E magari ci costruiscono una carriera politica sopra», aggiunge. «Davanti a fenomeni complessi non c’è bisogno di navigatori solitari ma di risposte corali. Non serve un sindacalista che viene da fuori, urla, fa i selfie e magari costruisce una carriera politica, soprattutto quando c’è anche un po’ di incoerenza. Non puoi dire a tutti che il business della solidarietà non va bene e poi ce l’hai a casa tua», conclude.
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