Il premio Oscar Trent Reznor lascia Twitter: «Non abbiamo bisogno dell’arroganza dei miliardari». Musk lo sbeffeggia: «Piagnucolone». Ma poi corre ai ripari
Nel 2011, assieme ad Atticus Ross, vinse il premio Oscar per la produzione della colonna di The Social Network, il film di David Fincher sulla creazione e nascita del social network “per eccellenza”: Facebook. E a 11 anni di distanza, in un’intervista a The Hollywood Reporter, presentando la colonna sonora del nuovo film di Luca Guadagnino, Bones and All, Trent Reznor, frontman dei Nine Inch Nails, ha definito «imbarazzante» la gestione di Twitter da parte del neo-patron della piattaforma, Elon Musk. Già, perché sin da quando l’imprenditore ha concluso l’acquisizione di Twitter, oltre ad azzerare tutti i vertici aziendali, ha lanciato svariati ultimatum ai dipendenti rimanenti, minacciandone licenziamento e licenziandone altrettanti, salvo poi ritrattare il tutto dopo le dimissioni in massa da parte di diversi membri dello staff rimasto. In ultimo, Musk ha riabilitato l’account Twitter dell’ex presidente statunitense Donald Trump, sospeso dopo l’assalto a Capitol Hill. Ma il tycoon ha dato forfait, decidendo di non tornare su Twitter. Nel corso dell’intervista, Reznor ha spiegato le ragioni del suo addio (o arrivederci) alla piattaforma: «Non abbiamo bisogno dell’arroganza dei miliardari che semplicemente pensano di poter entrare, impossessarsi di tutto e risolvere tutte le questioni». Ma il frontman dei Nine Inch Nails ha precisato che la decisione fosse nell’aria da tempo: «A prescindere da lui (Musk, ndr), mi sono reso conto che era diventato un ambiente tossico, e per preservare la mia salute mentale ho bisogno di disconnettermi e abbandonare. Non mi sento più bene a stare là sopra» (su Twitter, ndr). Reznor, che negli ultimi mesi ha usato sempre più sporadicamente il suo profilo, seguito da 1,6 milioni di persone, domenica 20 novembre ha deciso di eliminarlo. Ma Musk pare non aver digerito troppo le dichiarazioni di Reznor, in particolare il passaggio sulla gestione imbarazzante. Tant’è che il patron di con una certa dose di sarcasmo ha definendo Reznor un «piagnucolone». Ma i fan dei Nine Inch Nails sono insorti contro Musk, ricoprendolo di improperi e sottolineando che Trent Reznor resta pur sempre uno dei migliori produttori e artisti a livello mondiale. E Musk ha tentato di metterci una sorta di pezza: «Mi piace la sua musica, ma penso che Etsy sia più nel suo stile».
November 21, 2022
I precedenti con Stephen King e Milo Manara
Non è però la prima volta che accade. In precedenza, lo scrittore Stephen King ha contestato la decisione di Musk di far pagare la spunta blu di verifica dell’account, scrivendo in un tweet: «Col ca***o, dovrebbero pagare me». E dopo aver cercato di placare King, che lo ha ignorato, Musk ha risposto a un altro tweet di King, in cui diceva: «Penso che Twitter mi piacesse di più nei giorni pre-Musk. Meno polemiche, più divertimento». E il patron di Twitter ha tentato di rispondergli nuovamente: «Sono ancora un tuo fan, a dire la verità», salvo poi cancellare il tweet. Ultimo, in ordine di tempo, anche l’artista italiano Milo Manara, che non possiede un account Twitter, ma ha contestato l’uso «senza consenso» di una sua opera da parte di Musk, nel tentativo di convincere Donald Trump a tornare sulla piattaforma. E Manara, dai suoi account social, rivolgendosi indirettamente al Ceo di Twitter, ha scritto: «Vorrei che Elon Musk fosse obbligato a twittare mille volte: “Non userò mai più i disegni di Milo Manara senza permesso. Non userò mai più i disegni di Milo Manara senza permesso. Non userò mai più...Ma che ne dite se gli faccio causa, chiedendogli 44 miliardi di dollari di risarcimento? Così potrei ricomprare Twitter e ridarlo in gestione a qualcuno di più adulto». Alcune ore dopo l’uscita di Manara, il tweet contente la tavola dell’artista italiano, il tweet in questione è stato rimosso. Elon Musk sembra ricordare quasi il Peer Gynt di Henrik Ibsen, accompagnato dalle musiche di Edvard Grieg. In sottofondo sembra risuonare Nell’antro del re della montagna, magari proprio nella versione di Trent Reznor e Atticus Ross.