Calenda presenta la sua “contromanovra” e tende la mano a Meloni: «Va aiutata, è nuova nel ruolo»
Una manovra «lacunosa», una «grande presa in giro» che farà «aumentare le tasse» e le cui uniche misure vere, quelle sull’energia, «sono in continuità con quelle del governo Draghi». Non è di certo tenero il giudizio di Carlo Calenda sulla legge di Bilancio approvata due giorni fa, il 21 novembre, dal Consiglio dei ministri. Però, il leader di Terzo polo, oltre alla critica offre un aiuto del suo gruppo: «Chiediamo un incontro a Giorgia Meloni. Noi abbiamo una “contromanovra” con più investimenti, più welfare e meno mance. Lei è nuova nel ruolo – constata, forse con un po’ di ironia -, credo vada aiutata, non solo contestata. Noi siamo disponibili». Il frontman di Azione e Italia Viva, partiti che a giorni dovrebbero federarsi, ha convocato una conferenza stampa in Senato per presentare delle proposte per correggere la manovra. Il suo auspicio è che la presidente del Consiglio «raccolga uno stimolo molto strutturato». E aggiunge: «Penso che Meloni sia molto capace e intelligente, pur con idee molto diverse dalle mie. Se però vuole andare avanti – da sola – con il “siamo pronti”, vada avanti finché non prende un muro in pieno».
Addentrandosi nel commento sulla legge di Bilancio 2023 disegnata dall’esecutivo, Calenda paventa l’aumento della pressione fiscale: «Nella manovra da 35 miliardi, 21 vengono dal deficit, 3 dalla tassa sugli extraprofitti e gli altri 11 come li coprono? Qualcuno lo ha spiegato? Sono aumenti di accise, di tasse? Alla fine succederà quello che è sempre successo, cioè che la pressione fiscale aumenterà complessivamente». Riserva un elogio all’altro volto del Terzo polo, Matteo Renzi, sostenendo che l’unico governo in cui non c’è stato un aumento della tassazione per finanziare la manovra è stato il governo Renzi. «Il giudizio complessivo sulla manovra è che è una grande presa in giro per elettori della destra. Tutte le promesse elettorali sono state disattese – aggiunge, affermando poi che le misure sulle pensioni su cui ha puntato Berlusconi si concretizzeranno in – 6 euro al mese». Ne ha anche per la promessa fatta di abolire il sistema previdenziale pensato da Elsa Fornero. «La promessa di abolire la Fornero – si è trasformata in – un intervento idiota».
«Non ci sono investimenti industriali – nella legge di Bilancio -. Non c’è niente», continua Calenda. «L’unica cosa che c’è è la continuazione delle misure del governo Draghi sull’ energia». Proprio in materia di energia, tra le proposte avanzate dal Terzo polo ci sarebbe quella di un «tetto mobile» al prezzo del gas. A tal proposito, il leader di Azione attacca anche le istituzioni europee: «Ringraziamo la Commissione europea per aver fatto il disastro perfetto sul prezzo del gas. Oltre all’incapacità di raggiungere accordo, oggi la situazione è peggiorata». Tornando all’Italia, Calenda punzecchia Meloni sui suoi alleati nell’esecutivo: «Questo è il governo della Lega, dalla flat tax alle ong, non c’è una proposta della Meloni, che era troppo impegnata a dire che non è fascista che si è persa cosa propone per l’Italia, che è fondamentale. La trasformazione del governo in un governo Salvini sarà un Armageddon per il Paese, non è quello che vuole la Meloni». Tra le svariate critiche portate all’attenzione dei cronisti nella conferenza a cui prendono parte, tra gli altri, Luigi Marattin, Mariastella Gelmini ed Elena Bonetti, c’è quella alla mancata abolizione del reddito di cittadinanza.
La proposta del Terzo polo per superare il reddito di cittadinanza
«Avevano detto “aboliamo il reddito di cittadinanza” e poi non sanno come farlo. Allora io chiedo a Meloni, se è così, che hai fatto all’opposizione?», dice Calenda, illustrando anche in sintesi una proposta del Terzo polo dal titolo: Cancellazione del reddito di cittadinanza a favore di reddito di inclusione potenziale; riforma sistemica del fisco, family act. E spiega: «Il reddito di cittadinanza nel 2021 è costato circa 8,4 miliardi di euro e ha coinvolto 2,5 milioni di persone. La componente di politiche attive ha largamente fallito: solo il 42,5% delle persone abili al lavoro sono prese in carico dai centri per l’impiego. Solamente il 10% degli abili al lavoro – senza già un’occupazione – trova lavoro». Le proposte per tutti i percettori – il 38% non abili al lavoro, il 62% abili – sono di «far gestire il rdc dai comuni in linea con quanto previsto dal Rei – inclusa la fase di accesso al beneficio -; spostare la componente del rdc relativa ai figli sull’assegno unico; togliere il sussidio agli under 40 senza figli; abilitare le agenzie private per il lavoro a formare e trovare lavoro ai percettori; prevedere incentivi non economici per cercare lavoro – come la riduzione dell’importo dopo 1,5 anni senza lavoro – e ancora -; prevedere un’imposta negativa temporanea per i percettori che trovano lavoro e ri-potenziare i voucher; adeguare il sussidio alle diverse soglie di povertà territoriali».
Regionali, nel Lazio «avanti con D’Amato». In Lombardia, «Majorino rende impossibile un’alleanza. È un candidato di sinistra molto estrema»
La proposta di revisione del reddito di cittadinanza, dettagliata da Calenda, è il preludio a un attacco verso gli altri partiti di centrosinistra che, letta la bozza della legge di Bilancio, hanno annunciato manifestazioni di piazza. «Io voglio sapere quali sono le controproposte del M5s e del Pd. Delle manifestazioni sulla finanziaria non me ne può fregar di meno. È una manovra talmente demenziale che è smontabile su ogni cosa con delle proposte. Dico al Pd, sediamoci e discutiamo. Se non ne hanno una, partiamo dalla nostra contromanovra e se poi vogliono andare in piazza il 17 andassero in piazza. I 5 stelle? A loro la nostra contromanovra non la mando, non serve». Poi, a entrambi i partiti, tende una mano per collaborare sul salario minimo, proposta che accomuna le tre forze ed è stata inserita nella “contromanovra” del Terzo polo. Infine, Calenda fa un breve passaggio sulle elezioni regionali: «Speriamo che nel Lazio si vada avanti su D’amato. La stella polare – del Pd – è sempre trovare un accordo con il M5s che sulle commissioni di garanzia gli dice va bene, sulle regionali no. Così è un po’ un problema». In Lombardia? «Majorino rende impossibile un’alleanza. È un candidato di sinistra molto estrema, non nell’alveo del riformismo illuminato».
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