La sola differenza dei decessi prima e dopo i vaccini anti Covid-19 non dimostra che non siano stati efficaci
Diversi utenti stanno rilanciando un intervento di Maddalena Loy (La Verità) contro il professor Andrea Crisanti. L’episodio riguarda la trasmissione Contro corrente. La giornalista contesta il fatto che non vi sarebbe una grossa differenza nelle morti per Covid-19 prima e dopo l’introduzione dei vaccini, un’affermazione che va contro uno studio di Eurosurveillance dove si riporta che i vaccini contro il nuovo Coronavirus hanno salvato la vita a quasi 500 mila persone sopra i 60 anni d’età. I decessi vanno contestualizzati in relazione al numero dei casi, che in assenza dei vaccini erano notevolmente superiori.
Per chi ha fretta:
- I vaccini Covid sono stati approvati perché riducono il rischio di incorrere nelle forme gravi della malattia, quindi di morire.
- I dati epidemiologici, se debitamente comparati tra loro, mostrano il successo delle campagne vaccinali.
- È possibile anche stimare l’elevato numero di persone sopra i 60 anni salvate dai vaccini.
Analisi
Il filmato viene accompagnato con il seguente testo:
Crisanti è palesemente un personaggio in malafede, questo è l’unico dato ormai appurato.
Per il resto i conti sono fatti e sono dati ormai pubblici!
Nel 2020 in piena pandemia senza vaccini sono morte 71.000 persone.
Nel 2021 con i vaccini e la pandemia in fase terminale ne sono morte 65,000.
La campagna vaccinale è servita?
L’unica domanda che, a chi ha un minimo di buonsenso, viene spontaneo porsi è..
A chi è servita…????
IL LUPO
I dati
Loy confronta i 71.000 decessi Covid nel 2020 coi 65.000 del 2021. È la stessa giornalista a fornire le sue fonti in un recente tweet, ma le tabelle che mostra non sono contestualizzate coi casi totali. In questo modo non è possibile capire se effettivamente c’è una differenza nel rischio di incorrere in forme gravi di Covid-19 (quindi di morire) prima e dopo l’introduzione dei vaccini.
Basta consultare gli Opendata ISS e confrontare i fogli sesso_età che riportano i decessi fino al 31/12 per sesso e classe di età – afferma Loy in un altro tweet -, calcolando per il 2021 la differenza tra il tot a fine 2021 e fine 2020. L’affermazione di Gemmato è corretta, le “15 volte in meno” di Crisanti, no.
Il confronto si fa coi casi
Posto che dalle tabelle mostrate non possiamo distinguere chi fosse vaccinato o meno, occorre confrontare quanti fossero i casi. Secondo l’Istituto superiore di sanità, il 29 dicembre 2020 l’Italia contava in totale 70.799 morti Covid, rispetto a oltre due milioni di casi accertati (Tabella 6, pag. 21):
Sempre secondo l’Iss, il 28 dicembre 2021 l’Italia contava (dall’inizio della pandemia) 136.099 decessi, ovvero circa 65.300 morti sottraendo quelli dell’anno precedente, rispetto a circa 3.680.106 casi (sottraendo quelli del 2020). Nonostante quasi due milioni di casi in più risultavano circa 5.500 morti in meno (Tabella 1, pag. 12):
Da notare anche la letalità totale, che passa dal 3,5 al 2,4%. Nella sola fascia tra 80 e 89 anni scende dal 19,5 al 18,5%.
I precedenti di Donato e Fusaro
L’errore si basa principalmente nel non tener conto delle proporzioni. Lo avevamo visto trattando precedenti condivisioni di Francesca Donato e Diego Fusaro. La prima fece proprio un confronto dei decessi tra il 2021 e il 2022, ma commise “l’errore” di contestualizzarli, rendendo così palese la fallacia del suo ragionamento. Donato infatti non si rese conto che in proporzione i morti avrebbero dovuto essere molti di più, perché se il 18 gennaio 2021 avevamo 377 morti su ottomila contagi; l’anno dopo ne contavamo 434, ma su oltre 200 mila casi.
Ieri, 18/01/2022, con quasi 90% Italiani inoculati:
– 228.123 contagi
– 434 morti.
Un anno fa, 18/01/2021, senza Pfizer, Moderna ecc:
– 8.824 contagi
– 377 morti.
Fine anche della favola “grazie al vaccino abbiamo ridotto i morti…”
Fusaro fece un errore simile col conteggio dei tamponi positivi tra il 27 dicembre 2020 e l’anno seguente. Nonostante nel suo tweet avesse riportato anche il totale dei tamponi eseguiti, commette l’errore di non guardare le proporzioni.
Le affermazioni fuorvianti di Gemmato
Avevamo già trattato in un precedente articolo le affermazioni di Gemmato, sottosegretario alla Sanità, riguardo ai dati sull’efficacia dei vaccini. I colleghi di Pagella Politica riportano anche un’analisi riguardo la mortalità:
Partiamo dalla questione della mortalità della Covid-19 in Italia, ossia il numero di morti causati dalla malattia sul totale della popolazione. Secondo i dati raccolti da Our world in data, è vero che nel 2020, quando ancora i vaccini non c’erano, l’Italia è stato tra i primi Paesi al mondo per numero di morti diagnosticate da Covid-19 in rapporto alla sua popolazione, ma con l’arrivo dei vaccini – l’oggetto del dibattito con Gemmato in tv – le cose sono cambiate. Nel 2021, per esempio, l’Italia è stata cinquantunesima al mondo per numero di morti diagnosticate da Covid-19 in rapporto alla popolazione. Dall’inizio del 2021 al 14 novembre 2022 è stata quarantunesima. Queste classifiche vanno prese con la dovuta cautela, perché non tengono conto delle morti non diagnosticate, ma comunque causate dalla Covid-19, e confrontano Paesi molto diversi tra loro. In ogni caso, questi numeri mostrano che con l’arrivo dei vaccini la mortalità della Covid-19 in Italia è scesa rispetto a quanto avvenuto in altri Paesi. Come abbiamo spiegato più volte negli ultimi due anni, il contributo maggiore dei vaccini è stato quello ridurre il rischio di morte o di sviluppare una malattia grave, in particolare nella popolazione anziana.
Conclusioni
L’efficacia dei vaccini contro la Covid-19 non può essere valutata tenendo conto di un solo dato, ossia sul conteggio dei decessi come sostengono gli utenti che condividono l’intervento televisivo citato. I dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, e non solo, mostrano come siano stati utili nella lotta contro la malattia.
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