Manovra, saltata anche l’ipotesi di una tassa sulle consegne a domicilio e l’aumento dell’accisa sulle vincite di gioco
Niente aumento della tassazione sulle vincite dei giochi, né Amazon Tax nella Manovra varata dal governo Meloni lo scorso 21 novembre. Le due ipotesi – circolate nelle scorse settimane – non avrebbero, secondo Ansa, trovato conferma all’interno del testo approvato. L’indiscrezione sulla cosiddetta «tassa sulla fortuna» era stata riportata da Il Messaggero nei giorni scorsi. Si era ipotizzato, infatti, un aumento delle tasse sulle vincite di Lotto, Superenalotto e Gratta e Vinci. I premi realizzati ad oggi sono tassati al 20 per cento, ma solo per gli importi superiori a 500 euro. La proposta allo studio del Governo e ora – da quanto riporta l’agenzia di stampa – bocciata, riguardava l’aumento dell’aliquota a un valore compreso tra il 23 e il 25 per cento. Come aveva scritto Corriere della Sera, questo avrebbe significato che se si vincono 2 mila euro al Gratta e Vinci la vincita netta sarebbe stata di 1.700 euro, mentre con l’aliquota al 25 sarebbe di 1625 euro.
Amazon Tax o «Tassa verde»
Altro discorso invece per la tassa sulle consegne a domicilio: la cosiddetta Amazon Tax o tassa verde. Anche in questo caso l’esecutivo sembrerebbe non aver introdotto alcun tributo sulle consegne a domicilio dei beni acquistati online e trasportati con mezzi inquinanti. L’obiettivo del governo Meloni era quello di incentivare il commercio di prossimità, a discapito del commercio online prevedendo una tassa per porre un freno alle consegne effettuate con mezzi non ecologici. L’ipotesi, già in circolazione da tempo, era stata discussa nel corso della riunione dei capigruppo della maggioranza il 18 novembre scorso. La decisione di non introdurre questa accisa nella Manovra potrebbe essere ricondotta anche alle critiche che si sono sollevate a riguardo, in particolare da alcune associazioni del settore e-commerce come Netcomm che – già a fine ottobre – aveva sottolineato come la «tassa verde» non «avrebbe tenuto conto del reale impatto economico e ambientale di questo settore sull’intera economia del nostro Paese. Porre un freno a un settore strategico come quello del digitale, che già sta subendo un rallentamento a causa dell’inflazione e dell’aumento dei costi tecnologici e di gestione dell’intera rete, significherebbe minare la competitività dell’Italia sul piano internazionale».
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