Migranti, al vertice Ue primi segnali di accordo sul nuovo piano: verso nuove regole per le Ong
Si è concluso il Consiglio straordinario Ue sulla questione migranti. «Non si può e non si deve lavorare crisi per crisi, nave per nave, incidente per incidente». Sono queste le premesse indicate del vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas per raggiungere un accorso sul nuovo piano migranti dell’Unione presentato lo scorso 21 novembre dalla Commissione, di cui i ministri europei degli Interni hanno discusso nel Consiglio straordinario di Bruxelles. Secondo quanto emerge da fonti della delegazione italiana citate dall’Ansa, gli Stati concordano sulla necessità di di «stabilire, in una cornice concertata a livello Ue, delle regole certe per i soggetti, anche privati, che operano nel Mediterraneo», in maniera rapida e concreta. Attorno al piano c’è «soddisfazione». I delegati contano di realizzare «interventi finanziati direttamente dalla Ue che possano impedire le partenze e rafforzare i meccanismi di rimpatrio». Nello specifico, questi dovranno essere messi in atto lavorando assieme ai Paesi di provenienza dei migranti, focalizzandosi non solo sulla questione migratoria, ma inserendo gli interventi in progetti di sviluppo di più ampio respiro.
Piantedosi: «Siamo d’accordo sul contenimento delle partenze sul miglioramento dei rimpatri»
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha dichiarato che «all’Italia non sono state fatte richieste». Riferendosi alla Francia, con la quale l’Italia ha avuto un diverbio durato giorni sulla questione degli approdi e dei ricollocamenti, Piantedosi ha parlato di «normalissimi e buonissimi rapporti», specificando che non c’è stato bisogno di un confronto diretto tra lui e il suo omologo Gerald Darmanin. Se non c’è stato un faccia a faccia è perché – sostiene Piantedosi – «non abbiamo parlato di casi singoli né nessuno ha chiesto di parlarne, questo è il luogo in cui si discute di strategie». Il ministro ha confermato quanro riferito dalle fonti governative: «Tra i partecipanti le discussioni sono state convergenti, si è ripercorso quanto detto dall’Italia sul contenimento delle partenze e sulla necessità di migliorare i meccanismi di rimpatrio. Il piano della Commissione è stato apprezzato da tutti e c’è accordo sulla necessità di arrivare a regole di coordinamento condivise nelle operazioni SAR (Search and Rescue, ndr)»
Il vicepresidente della Commissione: «Bisogna discutere delle Ong»
«Le operazioni nel Mediteraneo non possono avvenire in una situazione da selvaggio West». Sono queste le parole del vicepresidente della Commissione Ue Margaritis Schinas poco dopo il termine del vertice straordinario. Il vice di Ursula von der Leyen ha commentato l’esito dell’incontro evidenziando che «le operazioni delle Ong non sono un tabù, non sono qualcosa di cui non si deve discutere. Si deve discuterne perché stiamo parlando della vita delle persone». Per gestire l’attività delle Ong che salvano i migranti nel Mediterraneo serve ordine, un quadro di cooperazione. Abbiamo bisogno di dialogo tra gli Stati interessati, di impegno, di un sistema ordinato. Schinas riconosce i limiti della legislazione dell’Unione ma non ritiene siano insormontabili: «La Commissione Ue non ha la competenza giuridica per produrre un codice paneuropeo ma è assolutamente possibile che aiuti gli stati interessati a elaborare una serie di regole in modo da non trovarci nella situazione come quella che ha portato a quella difficile crisi».
La posizione della Francia dopo lo scontro con l’Italia
«Se l’Italia non prende le navi e non accetta la legge del mare e del porto più sicuro non c’è motivo che i Paesi che fanno i ricollocamenti siano Francia e Germania, che sono quelli che accolgono le navi e sono gli stessi che accolgono direttamente i migranti dall’Africa e dall’Asia». È questa la chiara posizione del ministro degli interni francese, Gerald Darmanin, espressa mentre arrivava al Consiglio straordinario dei ministri europei degli Interni a Bruxelles. Dedicato al tema dell’immigrazione, a seguito dei recenti scontri tra Stati membri e in particolare dopo lo strappo di Parigi sull’intesa dei ricollocamenti.
Il meccanismo di solidarietà
Il meccanismo di solidarietà «è l’unico che permette di distribuire le difficoltà in tutta Europa e di costringere i Paesi di primo ingresso come l’Italia a predisporre le frontiere di cui abbiamo bisogno e la registrazione di tutti gli stranieri di cui abbiamo bisogno in ambito europeo», spiega il ministro francese commentando, però, che «per il momento non è così». Pertanto, aggiunge Darmanin, «vedremo a fine giornata se l’Italia e gli altri Paesi interessati adotteranno il piano della Commissione con il rispetto degli accordi presi, che abbiamo firmato solo pochi mesi fa e di cui l’Italia era firmataria». Secondo fonti qualificate, per l’Italia il piano d’azione della Commissione Ue e il consiglio straordinario rappresentano «un segnale di grande attenzione per le esigenze dell’Italia. La situazione impone però di agire con tempestività».
Presidenza Ue: «Tensioni Italia-Francia? Già passate»
Interpellato sulle tensioni sui migranti tra Italia e Francia, il ministro dell’interno Ceco Vit Rakusan, attualmente alla presidenza di turno dell’Ue, ha commentato dicendo: «Penso che la situazione ora sia molto migliorata. Abbiamo la sensazione che la tensione sia già passata». Si è rivolto poi nello specifico anche al governo italiano: «L’Italia ha un nuovo Governo, daremo il benvenuto al nuovo collega e naturalmente vogliamo ascoltare la posizione italiana, ma abbiamo lavorato molto alla preparazione di questo incontro, abbiamo parlato con i Paesi». Per quanto riguarda, invece, l’ipotesi di aprire centri di screening in Africa, il ministro ceco ha riferito che sarà uno degli argomenti che affronteranno al vertice: «Non è ancora stato discusso ma è una delle possibili soluzioni. Oggi si dovrebbe aprire una base di discussione su vari argomenti tra i Paesi in vista del Consiglio di dicembre».
Sul fronte del codice di condotta delle Ong il Commissario Ue Margaritis Schinas ha riferito che la questione non è fuori dal tavolo. «Dobbiamo lavorare con le Ong, ma lo dobbiamo fare in un modo ordinato, che rispetti anche i nostri Stati membri, che consenta operazioni di ricerca e soccorso in modo strutturato», ha spiegato. Poi ha aggiunto che se tutto questo richiede l’ideazione di un codice di condotta, lo sosterranno. «Non si può e non si deve lavorare crisi per crisi, nave per nave, incidente per incidente. Abbiamo bisogno di un quadro unico basato sul diritto dell’Ue», ha concluso più in generale.
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