Ischia, l’allora ministro della Giustizia Bonafede (nel 2018): «Il condono serve a fare gli interventi antisismici»
«Non è un condono. Il condono era di Berlusconi del 2003 e la norma si aggancia alle domande presentate dal 2003 al al 2018». Così nel 2018 l’allora ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, difese il condono Ischia, inserito nell’articolo 25 del decreto Genova, che in queste ore sta accendendo il dibattito pubblico. Ospite a Piazza Pulita, il ministro spiegò che a essere «soggetti alla misura di condono iniziata nel 2003 sono la maggior parte degli immobili colpiti dal terremoto, il 90%». E aggiunse che «Se non si sblocca questa parte non si può accedere ai finanziamenti stanziati per il terremoto». Per questo, riferisce, erano intervenuti con la procedura del condono al fine di sbloccare una situazione pendente da 15 anni. Sollecitato sulle opposizioni presentate dagli ambientalisti quell’anno rispose dicendo che probabilmente le domande di condono a cui le associazioni si riferivano erano quelle «presentate nell’85 e poi ripresentate nel 2003».
Il dibattito oggi
Fece discutere quell’anno e, oggi, a pochi giorni dalla tragedia di Casamicciola, quell’articolo 25 del decreto Genova torna a dividere la politica. Ieri, 26 novembre, il deputato di Sinistra Italiana Angelo bonelli ha puntato il dito contro la misura dicendo che ha consentito la regolarizzazione di pratiche che erano pendenti da quasi 40 anni, anche per le abitazioni costruite in modo abusivo in aree a rischio idrogeologico. In queste ore, è intervenuto sul tema anche il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha ribadito quanto detto allora da Bonafede: «Non era affatto un condono. Era una procedura di semplificazione, ma non dava nessuna deroga ai vincoli idrogeologici».
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