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Caso cooperative, la suocera di Soumahoro è indagata anche per truffa aggravata e false fatturazioni

28 Novembre 2022 - 14:14 Redazione
Marie Thérèse Mukamitsindo al momento sarebbe l'unica persona iscritta nel registro degli indagati

Non solo malversazione, ma anche truffa aggravata e false fatturazioni. Sono questi i reati contestati alla suocera di Aboubakar Soumahoro, Marie Thérèse Mukamitsindo, nell’ambito dell’inchiesta della procura di Latina sulla gestione delle cooperative Karibu e Consorzio Aid. La suocera del deputato dell’Alleanza Verdi e Sinistra che nei giorni scorsi ha deciso di autosospendersi dal gruppo parlamentare – riferisce l’Ansa – sarebbe al momento l’unica persona iscritta nel registro degli indagati. La Guardia di Finanza, su indicazione dei magistrati, sta indagando sul modo in cui sono stati impiegati i fondi ricevuti negli anni dalle due strutture, anche in seguito alle denunce presentate dai lavoratori delle cooperative che hanno lamentato il mancato pagamento degli stipendi. Il Corriere della Sera aveva reso noto nei giorni scorsi come tra i vari progetti presi in carico dalla Karibu ve ne era uno chiamato PerLa con l’obiettivo, tramite fondi regionali, di sottrarre i migranti agli sfruttatori. Ma, secondo il Corriere, la cooperativa non avrebbe pagato chi aveva lavorato a quel progetto. Mentre il 25 novembre scorso era stato l’ex socio della Lega braccianti Soumaila Sambare a lanciare nuove accuse contro il deputato a proposito proprio dei fondi utilizzati nelle raccolte benefiche nel periodo in cui Soumahoro gestiva l’organizzazione che tutelava i lavoratori agricoli. In particolare, Sambare si era scagliato contro la dichiarazione del sindacalista che a Piazza Pulita su La7 aveva ribadito che i soldi delle donazioni dell’associazione erano usati per pagare i soci come una sorta di stipendio. «È una bugia – aveva detto Sambare – non lo abbiamo mai fatto. Gli abbiamo solo chiesto di metterne una arte in un conto corrente da cui avremmo potuto attingere per i problemi del ghetto, senza dover ogni volta aspettare che lui scendesse da Roma».

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