Legge di Bilancio, ecco la nuova bozza: tagli su carceri e intercettazioni, un miliardo ai dipendenti statali
Il giorno della Legge di bilancio è arrivato. Il parlamento attende il testo ufficiale, ma già circola una bozza aggiornata della Manovra con 156 articoli: ricompare il contributo di solidarietà per il comparto energetico e spuntano gli articolati di misure come Opzione donna. Mentre si aspetta il documento formale, i parlamentari già fanno pronostici sulle tempistiche dell’iter parlamentare: due giorni di audizioni in commissione a Montecitorio, poi l’esame dell’Aula, il passaggio al Senato in prossimità del Natale e l’approvazione definitiva di Palazzo Madama gli ultimissimi giorni dell’anno. Per una delle battaglie simbolo del governo Meloni, l’innalzamento della soglia della flat tax a 85 mila euro, occorre la deroga delle «competenti autorità europee». Infatti, la direttiva Ue in vigore, permette di alzare il tetto a 85 mila euro, ma solo a partire dal 2025.
I risparmi chiesti al ministero della Giustizia
Tra le polemiche più accese che accompagnano la versione aggiornata della legge di Bilancio, quella relativa ai tagli in ambito giustizia. Dal 2023, si legge nella bozza, le spese per le intercettazioni saranno ridotte di 1,57 milioni euro all’anno. «È una decisione folle e intollerabile che va respinta drasticamente. Questa evidentemente è la conseguenza diretta di un governo che viene appoggiato da forze politiche che hanno vissuto sempre con grande insofferenza l’uso delle intercettazioni da parte dell’autorità giudiziaria – ha dichiarato il leader di Europa verde, Angelo Bonelli -. La criminalità organizzata oggi festeggia. Con questo taglio, di fatto, si depotenzia il ruolo investigativo nel contrasto alla criminalità organizzata da parte di autorità e polizia giudiziaria». Inoltre, il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, in capo al ministero della Giustizia, dovrà risparmiare una cifra non inferiore a 9,57 milioni per il 2023, 15,4 milioni per il 2024 e 10,9 milioni all’anno dal 2025 attraverso la ripianificazione dei posti di servizio e la razionalizzazione del personale. Anche al Dipartimento giustizia minorile è richiesto uno sforzo per conseguire risparmi di almeno 331.583 euro per il 2023, 588.987 per il 2024 e 688.987 all’anno dal 2025.
I tagli per Palazzo Chigi e l’Agenzia delle entrate
«Leggendo il testo della bozza del disegno di legge di Bilancio trapelato mercoledì scorso avevamo lanciato l’allarme a causa dell’assenza di qualsiasi misura di supporto per le carceri – è stato il commento di Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa Polizia penitenziaria -. Nell’esaminare la versione aggiornata e che starebbe per essere presentata in parlamento, dobbiamo constatare addirittura un peggioramento con tagli al personale e alle mense. Evidentemente al peggio non c’è mai fine». Gli altri tagli comportano la chiusura di InvestItalia, cabina di regia a Palazzo Chigi con competenza sugli investimenti pubblici e privati, creata dal governo Conte uno. Nella bozza, si legge: «Dal 2023, la presidenza del Consiglio deve assicurare altri risparmi per almeno 24 milioni di euro, mediante un efficientamento delle strutture interne deputate a favorire gli investimenti pubblici. A questo fine, si legge nella bozza, è cancellata InvestItalia. Altri risparmi strutturali da 25,2 milioni di euro per il 2023 e 30 milioni all’anno dal 2024, sono in carico all’Agenzia delle entrate, attraverso la riorganizzazione dei servizi, l’ottimizzazione e digitalizzazione dei processi, nonché la razionalizzazione delle sedi territoriali».
Il fondo per i beni alimentari
Per un ministero, quello di via Arenula, colpito dai tagli, ce n’è un altro che aumenta il suo tesoretto: «È istituito nello stato di previsione del ministero dell’Agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, un fondo, con una dotazione di 500 milioni di euro per l’anno 2023, destinato all’acquisito di beni alimentari di prima necessità dei soggetti con un Isee non superiore a 15 mila euro, da fruire mediante l’utilizzo di un apposito sistema abilitante». È quanto si legge nella bozza della legge di Bilancio. Ma il dicastero guidato da Francesco Lollobrigida potrà usufruire anche di un fondo per la sovranità alimentare, il quale avrà «una dotazione e di 25 milioni di euro per ciascuno degli anni 2023, 2024, 2025 e 2026». Con quale scopo? «Rafforzare il sistema agricolo e agroalimentare nazionale, anche attraverso interventi finalizzati alla tutela e alla valorizzazione del cibo italiano di qualità, alla riduzione del costi di produzione per le imprese agricole, al sostegno delle filiere agricole, alla gestione delle crisi di mercato garantendo la sicurezza delle scorte e degli approvvigionamenti alimentari».
Un miliardo per i dipendenti pubblici e Opzione donna
Il governo ha messo a terra un miliardo di euro nel 2023 per l’erogazione di un aumento di stipendio dell’1,5% per i dipendenti pubblici. Si tratta di un emolumento una tantum. La misura, si apprende dalla relazione illustrativa allegata alla manovra, «incrementa per l’anno 2023 le risorse a carico del bilancio statale per la contrattazione collettiva nazionale – destinando – un emolumento accessorio una tantum, da corrispondere per tredici mensilità, da determinarsi nella misura dell’1,5% dello stipendio con effetti ai soli fini del trattamento di quiescenza». Tra le novità contenute nell’ultima bozza, anche più paletti per accedere a Opzione donna: le donne con 35 anni di contributi potranno iniziare a percepire la pensione a 60 anni, con un assegno calcolato interamente con il sistema contributivo. Introdotta una finestra a 59 anni per chi ha un figlio e 58 anni per chi ne ha due. Prorogato, dunque, per un anno l’anticipo pensionistico per le donne. A cambiare, però, sono i requisiti: lo scorso anno lo strumento non prevedeva una modulazione basata sul numero di figli. Ma soprattutto, l’uscita anticipata sarà riconosciuta a quelle lavoratrici che «assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità – quelle con una – invalidità civile, superiore o uguale al 74% – o – licenziate o dipendenti da imprese per le quali è attivo un tavolo di confronto per la gestione della crisi aziendale».
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