Ecco l’atto d’accusa finale della Procura torinese che ha causato il terremoto Juventus – Il documento
Dopo le dimissioni di Andrea Agnelli e del resto del CdA, ecco il documento in cui la Procura di Torino dettaglia la sua accusa finale nei confronti della dirigenza della Juventus, accusata di aver alterato i bilanci degli ultimi tre anni – quelli approvati il 24 ottobre 2019, il 15 ottobre 2020 e il 29 ottobre 2021 – attraverso scambi tra giocatori e manovre sugli stipendi. Nel mirino degli inquirenti ci sarebbero alcuni «proventi da gestione diritti calciatori», ossia le plusvalenze derivate dalla compravendita dei giocatori, per un totale di circa 50 milioni di euro. Diversi i reati contestati dalla Procura ad Agnelli e ai dirigenti bianconeri: si va dalla «manipolazione del mercato» a «false comunicazioni sociali delle società quotate» passando per «Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti» e «Ostacolo all’esercizio delle autorità pubbliche di vigilanza». Oltre ai reati contestati per i singoli, c’è poi la responsabilità oggettiva della Juventus Football Club, in base alla Legge 231/2001, che disciplina la «responsabilità amministrativa delle persone giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica», in relazione ai reati contestati ai singoli. In base alla legge secondo cui la società risponde dei reati commessi da persone che rivestono ruoli amministrativi o direzione qualora questi non abbiano agito «nell’interesse esclusivo proprio o di terzi». Ne consegue, dunque, che la Procura ipotizzi che Agnelli e i dirigenti bianconeri abbiano agito non per interesse personale ma per accrescere il valore della società.
Il documento della Procura
Nel documento di avviso di conclusione delle indagini preliminari, la Procura di Torino contesta ad Andrea Agnelli e altri membri del CdA juventino una serie di reati relativi al progetto di bilancio del 2019, dove si evidenziano «ricavi pari a 621,5 milioni di euro e una perdita di 39,9 milioni di euro». Secondo i pm, si tratterebbe di «notizie false circa la situazione patrimoniale, economica e finanziaria della società, concretamente idonee a provocare una sensibile alterazione del prezzo delle azioni ordinarie». Per la Procura torinese, l’obiettivo della dirigenza del club sarebbe stato quello di «celare l’erosione del capitale sociale». Di fronte a questo scenario, «i componenti del collegio collegiale, pur avendone l’obbligo giuridico, omettevano di vigilare sull’osservanza della legge e dell’atto costitutivo da parte degli amministratori, sul rispetto dei principi di corretta amministrazione».
Foto di copertina: ANSA / ALESSANDRO DI MARCO
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