Vicenza, parla lo youtuber indagato per istigazione al suicidio: «Volevo fare ironia, ma ora ho capito che qualcuno poteva farsi male»
«Mi auguro che la mia vicenda possa impedire ad altri di utilizzare internet con leggerezza: i contenuti che diffondiamo possono essere fraintesi. E il rischio è che qualcuno, nel mondo reale, possa farsi male». Così lo youtuber Ryan Kuruppu, in arte Creepy Ryan, riassume la vicenda che ha portato una ragazzina di 14 anni a tentare il suicidio dopo aver visto un suo video intitolato, appunto, «9 modi per suicidarsi». Kuruppu è indagato dalla procura di Ravenna e su di lui pende l’accusa di istigazione al suicidio. «Ora ho capito», afferma il 28enne originario dello Sri Lanka al Corriere del Veneto, ribadendo: «Volevo fare dell’ironia. Sicuramente macabra, magari superficiale. Ma doveva essere un video divertente. Nient’altro». Incalzato dal giornalista, lo youtuber – vicentino d’adozione – che si guadagna da vivere facendo il portiere d’albergo spiega: «I modi stessi erano surreali. Suggerivo di bere un frappé realizzato mescolando latte e cemento, ad esempio. Non pensavo che qualcuno potesse prendermi sul serio».
«Il video iniziava avvertendo il pubblico di cercare aiuto contro i pensieri suicidi»
Non deve aver capito l’ironia la ragazzina che, prendendo il video alla lettera, ha cercato di togliersi la vita. L’inchiesta è partita quando la polizia postale è risalita all’identità del ragazzo, grazie alla segnalazione dei genitori della 14enne che sono riusciti a intervenire prima che fosse troppo tardi. Ora il canale è chiuso e il video, che aveva circa 100mila visualizzazioni, è stato rimosso. Gli altri video caricati erano tutti delle creepy pasta, filmati creati per mettere inquietudine a chi li guarda. «Ho sempre avuto la passione per le storie dell’orrore. Avevo creato il canale YouTube per offrire proprio questo: brevi filmati creepy» continua Kuruppu. Il ragazzo, senza precedenti, che da giorni si tormenta per le conseguenze del suo lavoro, spiega: «Un paio di anni fa mi sono imbattuto in un sito che faceva dell’ironia macabra sul suicidio. L’idea mi è venuta da lì: un video dove raccontavo nove modi assurdi per togliersi la vita. Voleva essere divertente, e comunque iniziava avvertendo il pubblico che, se qualcuno aveva davvero dei pensieri suicidi, doveva subito rivolgersi alle strutture in grado di aiutarli».
«Volevo raccontare una storia, ma c’è chi pensa sia la verità»
La madre, però, lo aveva avvertito, racconta: «Lei mi disse subito che le pareva uno sciocchezza, che magari qualcuno avrebbe potuto prendermi sul serio. Le risposi che era impossibile: il tono era scherzoso, i “suggerimenti” surreali». Con senno di poi, Kuruppu vede la questione con occhi diversi: «E invece ora ho capito. Quando un influencer pubblica le proprie foto appare tutto perfetto: le ragazzine guardano le immagini e credono che quella sia effettivamente la loro vita, anche se è impossibile. Lo stesso principio può valere per ogni altro prodotto che viene mostrato sul web: per quanto chi lo crea voglia soltanto raccontare una storia, ci può essere chi si convince che quella sia la verità».
«Non ho mai voluto fare del male a nessuno»
Ad ogni modo, il ragazzo ribadisce la sua assoluta buona fede: «Spero che il magistrato capisca che sono un bravo ragazzo e che mai, in tutta la mia vita, ho voluto causare dolore ad altre persone. Per il resto, mi auguro che la mia vicenda possa impedire ad altri di utilizzare internet con leggerezza: i contenuti che diffondiamo possono essere fraintesi. E il rischio è che qualcuno, nel mondo reale, possa farsi male».
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