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Rave, manifestazioni escluse dal decreto: resta a 6 anni la pena massima. Possibili le intercettazioni

30 Novembre 2022 - 14:23 Redazione e Sara Menafra
Nella riformulazione del testo, alla confisca obbligatoria degli oggetti necessari a organizzare il rave è aggiunta anche la confisca dei profitti

È arrivato l’emendamento del governo Meloni al decreto Rave, che riscrive il testo e fa “decadere” gli emendamenti presentati in commissione Giustizia al Senato. Cambia il numero dell’articolo del Codice penale, che da 434 bis diventa il 633 bis. Il reato sarà limitato a «chiunque organizza e promuove l’invasione arbitraria di terreni o edifici altrui, pubblici e privati, al fine di realizzare un raduno musicale o avente altro scopo di intrattenimento – quando – dall’invasione deriva un concreto pericolo» per l’incolumità pubblica o per la salute, dovuto all’inosservanza sulle norme relative a droga, sicurezza e igiene. Specificando il tipo di occupazione, restano escluse dal reato le manifestazioni studentesche o le altre manifestazioni pubbliche. Per quanto riguarda la pena, la reclusione prevista per gli organizzatori o promotori delle occupazioni resta fissata a una forbice che va da 3 a 6 anni, più una multa da mille a 10 mila euro. Dunque, la modifica del governo non tiene conto delle richieste arrivate anche da Forza Italia, che avrebbero voluto lo stralcio della possibilità di effettuare intercettazioni. Infine, è «sempre ordinata la confisca delle cose che servirono o furono destinate a commettere il reato, nonché delle cose che ne sono il prodotto o il profitto». Il nuovo testo riscrive anche la norma che già prevedeva la confisca obbligatoria, estendendo il provvedimento anche ai profitti dei rave party, per fungere da ulteriore deterrente. “Abbiamo riformulato ma rimane l’intento della norma – commenta il senatore leghista Andrea Ostellari, sottosegretario alla Giustizia – colpire organizzatori, promotori e anche partecipanti ad eventi musicali dai quali derivi un pericolo per la salute pubblica o l’incolumità delle persone. Le Forze dell’ordine e la magistratura hanno uno strumento in più per intervenire”.

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