Ue, crollate dell’80% le forniture di gas russo in sei mesi. L’Italia tra i Paesi più colpiti
Nella finestra temporale che va da marzo a settembre di quest’anno, le importazioni di gas russo da parte dei Paesi membri dell’Unione europea sono diminuite dell’80%. A elaborare la stima, il quarto report Med & Italian Energy, elaborato dal centro studi del gruppo Intesa Sanpaolo, l’Srm, e l’Esl@Energy center del politecnico di Torino. I ricercatori segnalano che è iniziato anche un processo di riduzione della domanda di gas da parte degli utenti finali, che fa il paio con le strategie di diversificazione degli approvvigionamenti, di aumento di importazioni di Gnl e, insieme, con il potenziamento delle rinnovabili. Tra gli Stati membri, l’Italia «è tra quelli che hanno risentito maggiormente dalla riduzione del gas russo, reagendo con maggiori importazioni in particolare dall’Algeria», riporta la ricerca. Nei mesi di settembre e ottobre 2022, l’importazione di gas algerino è stata superiore al 40% dell’importazione totale di gas. Allo stesso tempo, nei due mesi in analisi, il gas russo importato attraverso il gasdotto Trans Austria Gas Pipeline è stato pari all’8,7% dell’importazione totale. Dati che assumono più peso se si pensa che, fino al 2021, l’Unione europea importava il 90% del gas, di cui oltre il 45% proveniva dalla Russia. Mosca, l’anno passato, aveva rifornito l’Europa anche di petrolio (il 27% delle importazioni totali) e di carbone (il 46%). Tra i principali esportatori verso la Ue, oggi, restano Norvegia, Stati Uniti, Qatar e Algeria.
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