Il ministro Crosetto contro Conte: «Fomenta l’odio e ci indica come bersagli da colpire. Forse toglieremo il segreto sulle armi»
Il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte «fomenta l’odio». Perché parla di un «governo guerrafondaio che ingrassa la lobby delle armi». Anche se l’esecutivo di Meloni non ha fatto altro che confermare l’invio di armi a Kiev di Draghi, che aveva in maggioranza proprio il M5s. Il ministro della Difesa Guido Crosetto va all’attacco in un’intervista al Corriere della Sera. «Tutto quello che questo governo sta facendo nei confronti dell’Ucraina è implementare le decisioni dell’esecutivo Draghi, della cui coalizione Conte guidava il partito maggiore. All’ex premier vorrei ricordare che tutto ciò che è stato inviato negli ultimi mesi a 360 gradi, non solo aiuti militari, è stato deliberato sulla base di cinque decreti definiti dal precedente governo», esordisce Crosetto nel colloquio con Monica Guerzoni.
Il governo guerrafondaio
E quindi, secondo Crosetto, Conte si è dato del guerrafondaio da solo: «Se inviare armi all’Ucraina significa essere guerrafondai, chi può fregiarsi di quel titolo è lui e il suo partito in primis. Io non la penso così, l’aiuto a una nazione attaccata è cosa diversa dall’essere guerrafondai». Per il ministro «le parole vanno usate con responsabilità. Conte manifesta totale incoerenza tra quello che diceva e faceva e quel che dice ora. Legittimo che passi da fornitore di armi a pacifista convinto ed è anche legittimo che guardi i sondaggi per decidere di cambiare idea. Ma non che usi epiteti violenti nei confronti di persone fisiche che hanno la sola colpa di rappresentare lo Stato. È come indicare a una parte di società violenta e antagonista nomi e cognomi di obiettivi da colpire». Crosetto smentisce anche che Salvini e Berlusconi stiano frenando sull’invio per strizzare l’occhio a Putin: «Intanto io non ho ancora speso un solo minuto a preparare il sesto decreto. Mentre il dicastero della Difesa lavora ai cinque che anche Conte ha approvato e che sono in fase di esecuzione. La linea politica indicata nella mozione di maggioranza approvata mercoledì è chiarissima, con FI e Lega non ci sono problemi». E poi dice che sul segreto per il sesto decreto «decideremo col governo. Avendo il precedente scelto secretazione e passaggio al Copasir, non vorrei sembrasse una scortesia a Conte far vedere che il nostro governo quanto a trasparenza potrebbe essere superiore».
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