La Juve, l’ipotesi contabilità in nero e i procuratori pagati con mandati fittizi: «Se va bene, soldi per tutti»
Ci sono anche i procuratori sportivi nell’inchiesta sulle plusvalenze della Juventus. Mentre il CdA torna ad approvare il bilancio certificando perdite per 240 milioni di euro, le carte dell’indagine rivelano i rapporti tra il club e gli agenti. Ai quali la società bianconera doveva all’epoca più di otto milioni di euro. Il più delle volte «in relazione a pregresse mediazioni professionali svolte da questi sovente in relazione a operazioni foriere di plusvalenze contestate». E che il club avrebbe pagato adottando «la prassi di ricorrere a mandati fittizi in assenza di una reale attività di intermediazione». Davide Lippi finisce intercettato mentre con Fabio Paratici si lamenta dei 450 mila euro che deve ancora ricevere per l’operazione Spinazzola con la Roma. E l’allora direttore sportivo tranquillizza tutti sulle plusvalenze: «Gli do un fisso, gli do un bonus che rimane al Genoa, gli do un bonus quando arriva alla Juve. Se va tutto bene, troppi soldi per tutti!».
Le procure e i bianconeri
La vicenda dei crediti dei procuratori serve alla procura per ipotizzare una contabilità in nero da parte dell’azienda. Repubblica oggi racconta che secondo i pm la «contabilità in nero» è provata anche da una mail inviata da Claudio Chiellini il 10 luglio 2020 sui debiti residui, dal titolo «30 m (milioni, ndr) + agenti». I pm alla fine contestano soltanto 2 milioni e 238 mila euro di fatture inesistenti. Ai dirigenti, interrogati, i giudici hanno chiesto se fossero a conoscenza di mandati artificiali messi su per sanare le pendenze. «So di questa pratica», ha risposto il dirigente Federico Cherubini. Secondo l’accusa i debiti che non si potevano caricare sugli agenti venivano inseriti nelle operazioni di rinnovo, trasferimento o acquisto. Una carta intitolata “Prospetto situazione agenti”, con una colonna “sistemato su” era l’indicazione della pendenza e della sua regolazione. Gli inquirenti sottolineano che non si tratta di reati fiscali ma di un modus operandi. Tra questi c’è anche il defunto Mino Raiola. Che a quanto pare avanzava nel 2021 13 milioni di euro. E la procura scrive che «emerge un’opacità di rapporti, sia sotto il profilo patrimoniale che da quello sportivo».
Davide Lippi e i soldi per Spinazzola
Uno degli episodi raccontati dai quotidiani riguarda il figlio di Marcello Lippi, Davide. «Tu lo sai cosa c’ho pendente ancora? Anche Giorgio lo sa e la cifra che devo prendere vecchia non è poca. Finalmente con questo rinnovo di Chiellini posso sistemare le cose», diceva a Cherubini il 27 luglio 2021. Andrea Agnelli non sembrava all’epoca molto d’accordo: «Nel concreto cosa ha fatto? Ha fatto una telefonata a Spinazzola!». Aggiungendo che «di Giorgio non aveva mai fatto un c…. Davide, le ultime due volte Giorgio l’ho fatto io». E Chiellini lo conferma ai pm: «Per il rapporto che c’era col presidente (Agnelli) parlavo io direttamente con lui». Ma alla fine la Juve si piega. Scrive la procura che «vi sono tre operazioni di compravendita su cui deve ritenersi debba essere scaricato il debito con Lippi». Ovvero: «trecentomila euro per il passaggio del giocatore Senè Mamadou Kaly dalla Juve al Basilea nell’agosto 2020». E in un appunto trovato a uno degli indagati, l’avvocato Cesare Gabasio, si legge, appuntato: «Mandato Lippi 200k+300k vecchio».
Il sistema Paratici
A capo di tutto c’è Fabio Paratici. Che assicura e rassicura società e procuratori: «L’ho sempre fatto, l’ho fatto con Caldara… l’operazione devi farmela fare a me! Dammi retta, l’operazione la faccio io anche per il Pisa! Tu dammi le linee, il resto lo metto a posto io: l’ho fatto per il Genoa e per l’Atalanta tutta la vita, l’ho fatto per il Sassuolo… quando ho i parametri sistemo tutto. Quando facevo l’operazione per l’Atalanta o per il Genoa, non pensavo alla Juve, pensavo: il Genoa deve star bene». E lui trovava il modo per accontentare tutti: «Gli do un fisso, gli do un bonus che rimane al Genoa, gli do un bonus quando arriva alla Juve. Se va tutto bene, troppi soldi per tutti!». Ma i conti erano in rosso: plusvalenze, manovre stipendi e false fatture con gli agenti per migliorarli. «Un contesto criminale di allarmante gravità», secondo la procura.
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