Influenza a Roma, i pediatri: «Si diffonde velocemente tra i bambini, difficile distinguerla dal Covid»
Nell’ultima settimana l’incidenza dell’influenza nella fascia 0-4 anni è aumentata del 25%. E a Roma sono raddoppiati gli accessi al Pronto Soccorso, anche se il picco deve ancora arrivare. Ma soprattutto, racconta oggi l’edizione romana di Repubblica, le famiglie prendono d’assalto i numeri dei pediatri. E, come svela una fonte del Servizio Sanitario Nazionale, c’è chi viene ricoperto d’insulti su Whatsapp o messo alla gogna sui social network. Nel Lazio l’incidenza è in totale a 7,98 pazienti ogni mille, ma è già a 26,5 nella fascia 0-4 anni e a 15,1 in quella 5-14. Il picco è previsto per i primi mesi del 2023. Teresa Rongai, segretario provinciale della Federazione Italiana medici pediatri di Roma, spiega in un’intervista che la malattia si sta diffondendo velocemente tra i bambini: «Dopo il Covid un po’ tutti sono più fragili e ansiosi. In passato la febbre alta per l’influenza non era vissuta come una cosa terribile. I bambini vanno visitati, il virus influenzale può portare delle complicanze, ma i rimedi sono sempre gli stessi. Non ci si può allarmare al primo giorno. È sufficiente sentire il pediatra e seguire le indicazioni che vengono date».
I sintomi e la malattia
Secondo la pediatra è difficile attualmente davanti a determinati sintomi stabilire se si tratta di Covid o di influenza: «Anche per questo mamme e papà devono capire che non sempre possiamo dare loro una risposta immediata. Devono fidarsi del loro pediatra, che sa individuare le priorità negli interventi, stabilendo chi deve essere visitato prima. Devono capire che si tratta di professionisti che fanno sempre l’interesse del bambino». Infine, sulle vaccinazioni: «Purtroppo quest’anno, nonostante i nostri consigli, troppe famiglie sono state un po’ riluttanti. Nel momento in cui viene rifiutata la vaccinazione poi si fa fatica e in alcuni casi chi non ha quella copertura può avere serie complicazioni. All’estero non ci sono pediatri per visitare i bambini e si è costretti a recarsi direttamente in ospedale, come ben sanno delle famiglie che assisto e che vivono a Roma ma lavorano in altri paesi, qui c’è questa fortuna e invito i genitori a stare tranquilli».
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