Bancomat, costi, commissioni: perché il tetto ai pagamenti con il Pos favorisce l’evasione fiscale
Quanto costa davvero il Pos ai commercianti? Quanto pesano le commissioni sullo scontrino? E soprattutto: cosa succederà con la Legge di Bilancio per il tetto di 60 euro? Il governo Meloni ha annunciato di essere pronto a rivedere il tetto al contante. Anche perché, come ha ammesso la stessa premier, è in atto un’interlocuzione con l‘Unione Europea. E la decisione dell’esecutivo è finita nel mirino dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio e di Bankitalia. Ma mentre la soglia dei 60 euro escluderebbe l’80% dei pagamenti digitali, anche i sondaggi dicono che gli italiani ritengono sbagliata la scelta del governo. Perché il contante è più economico solo per chi evade il fisco. E non è un caso che le regioni con più sommerso siano proprio quelle in cui i pagamenti digitali arrancano.
«Più contanti, più nero»
La Stampa oggi pubblica un dossier sui pagamenti elettronici. Secondo Confesercenti il costo delle transazioni diverse dal contante attualmente ammonta a 772 milioni di euro. Ovvero lo 0,05% del Prodotto Interno Lordo. La cifra si ottiene sommando la spesa per le commissioni a quella di acquisto dei Pos. Anche per questo Bankitalia dice che, considerati i costi legati a sicurezza, furti, trasporto e assicurazione, agli esercenti costa di più gestire il contante che non i pagamenti con le carte. «Con riferimento agli oneri legati alle transazioni effettuate mediante strumenti di pagamento elettronici – ha detto Fabrizio Balassone in audizione sulla manovra economica – è opportuno ricordare che anche il contante ha costi legati alla sicurezza (come quelli connessi con furti, trasporto valori, assicurazione). Nostre stime relative al 2016 indicano che, per gli esercenti, il costo del contante in percentuale dell’importo della transazione è superiore a quello delle carte di debito e credito».
Il prezzo delle transazioni digitali
Il quotidiano ricorda poi che è vero che per le piccole transazioni la spesa può arrivare al 5% dell’importo. A cui bisogna aggiungere anche l’affitto (o l’acquisto) del Pos e l’eventuale manutenzione. Fino a 5 euro le commissioni sono azzerate. Ma l’importo minimo per cifre superiori può arrivare a 50 centesimi. Il governo Draghi aveva però risolto la questione con il credito d’imposta al 100% sulle commissioni per gli esercizi fino a 200 mila euro di fatturato e al 70% per quelli fino a 400 mila euro. L’esecutivo Meloni non ha rinnovato la misura. Che è costata 400 milioni di euro, ovvero circa lo 0,02% del Pil. La Ue ha tagliato le commissioni interbancarie allo 0,2% per il bancomat e allo 0,3% per le carte di credito. Attualmente la commissione media è dello 0,9%: lo 0,54 finisce ai circuiti internazionali. Il resto alle banche. Il conto è più salato per i più piccoli: la commissione arriva all’1,32%. In questo caso alle banche va lo 0,78%.
Il legame con l’evasione fiscale
Ma il punto più interessante rilevato dall’Upb nella sua relazione è che l’uso del contante viaggia di pari passo con l’economia sommersa. In Calabria la stima del sommerso arriva al 21% dell’economia. Le transazioni in contante superano il 90%. In Campania il nero si aggira intorno al 20%. E l’uso del contante è vicino all’80%. La Lombardia ha meno dell’11% di economia non osservata e un utilizzo del contante intorno al 55%. E in classifica dopo ci sono Friuli Venezia Giulia ed Emilia-Romagna. Le regioni in cui il contante è più diffuso sono anche quelle in cui si evade di più l’Iva. Nel documento depositato presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato, l’Upb cita anche gli approfondimenti della letteratura economica, «pressoché concorde nel sostenere che l’aumento dei pagamenti in contanti possa comportare un incremento dell’evasione». Valeria Portale, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, dice che «ogni 10 euro pagati in contanti, 3,4 sono in nero. Un numero che scende a 1,2 per i pagamenti digitali».
Il prelievo difficile con il bancomat
Infine, sono 4 milioni gli italiani che hanno oggi difficoltà a prelevare contanti, abitando in zone in cui non sono presenti uffici bancari e sportelli bancomat. Il Codacons segnala che oggi 3.062 comuni non hanno a disposizione una banca o uno sportello bancomat sul proprio territorio. «Questo significa che il 7% della popolazione italiana non può prelevare contanti e deve spostarsi in un altro comune per cercare un bancomat. Situazione più grave nelle regioni del Mezzogiorno, dove la percentuale di cittadini che non dispongono di uno sportello automatico sul proprio territorio di residenza sale al 10,7%». L’introduzione della soglia di 60 euro per i pagamenti con Pos dovrebbe poi considerare i danni per l’utenza. Per i prelievi presso i bancomat di banche diverse dall’istituto che ha emesso la carta, le commissioni possono arrivare anche a 2 euro ad operazione.
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