Questa bandiera non è un simbolo delle proteste in Iran: è stata realizzata nel 2014 da un’artista belga
In Iran continuano a infuocare le proteste contro il governo di Teheran, scatenate dalla morte di Mahsa Amini, la 22enne di origine curda morta lo scorso 16 settembre dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non aveva indossato correttamente l’hijab. E mentre proliferano le manifestazioni di solidarietà nel resto del mondo, interviene anche qualche fake news pittoresca ma fuori contesto ad ingannare alcuni utenti sul web.
Per chi ha fretta:
- Circola da settimane la foto di una bandiera con ciocche di capelli al posto del tessuto
- Secondo diversi utenti, è un simbolo delle proteste scoppiate in Iran dopo la morte di Mahsa Amini
- In realtà si tratta di un’opera intitolata “Ombra Indigena” e realizzata nel 2014, che dunque non ha nessun collegamento con le manifestazioni che stanno invadendo quotidianamente le strade di Teheran
Analisi
«Questa immagine di capelli tagliati issati come una bandiera sarà la fotografia di questo secolo.
Donne arrestate per aver mostrato troppi capelli in Iran. Questo orrore fa parte della vita quotidiana delle donne da oltre 4 decenni. Donne e uomini iraniani sono nelle strade per porre fine al regime sanguinario degli ayatollah», scrive un utente. In allegato, vediamo un collage di diverse foto che alludono alle proteste in corso in Iran, e tra di esse troneggia l’immagine di una specie di bandiera. Al posto di un vessillo in tessuto, infatti, sventolano ciocche di capelli al vento: secondo molti utenti, è un chiaro riferimento all’omicidio di Mahsa Amini, uccisa proprio a causa di una ciocca fuori posto.
L’immagine della bandiera fatta di capelli in riferimento alle proteste in Iran è stata molto apprezzata dagli utenti, che hanno iniziato a condividerla sin da settembre, facendola circolare ampiamente nelle scorse settimane. Ma, sebbene la presunta storia legata alla sua realizzazione sia condivisa con le migliori intenzioni di solidarietà nei confronti delle vittime del regime repressivo iraniano, veicola una fake news.
L’immagine, infatti, non è stata realizzata di recente e non proviene dall’Iran: è stata presa dall’installazione video dell’artista visiva belga Edith Dekyndt intitolata “Ombre indigène” (Ombra indigena) nel 2014. Ne troviamo tracce sul web, con questa didascalia, in diversi casi. Come in questa intervista all’artista risalente al giugno 2020 e visualizzabile qui. In essa Dekyndt ha affermato che l’opera d’arte è stata ispirata dal lavoro dell’autore e filosofo Edouard Glissant, uno dei più importanti scrittori dei Caraibi francesi. Il suo lavoro consisteva in riflessioni sul colonialismo, la schiavitù, il razzismo e la diversità culturale.
L’opera è rintracciabile anche nel sito del centro d’arte contemporanea Wiels di Bruxelles, in occasione della mostra di Dekyndt nel 2016. A pagina 31 del catalogo della mostra, la descrizione dell’opera recita:
Una bandiera fatta di capelli è stata conficcata nel terreno e filmata in cima a delle rocce sulla costa di Diamant, in Martinica (isola francese notoriamente porto di scalo per le navi di schiavi, ndr). Lì, precisamente, la notte dell’8 aprile 1830, una nave clandestina di schiavi che trasportava un centinaio di prigionieri africani finì sugli scogli prima di essere completamente distrutta
La videoinstallazione di Dekyndt può essere vista in questo filmato della sua mostra del 2016 a Wiels, caricato sul sito web dell’artista.
Conclusioni
La bandiera realizzata con ciocche di capelli non è un simbolo delle proteste in corso in Iran. Si tratta di un’opera d’arte dell’artista visiva belga Edith Dekyndt intitolata “Ombre indigène” (Ombra indigena) realizzata nel 2014.
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