Chi è il disoccupato siciliano che ha minacciato Giorgia Meloni e la figlia per il reddito di cittadinanza
Si chiama Sasha Lupo, ha 27 anni e ha un leggero handicap fisico. Il disoccupato di Rosolini in provincia di Siracusa che ha minacciato la premier Giorgia Meloni e sua figlia è un percettore del reddito di cittadinanza: ha preso circa 500 euro mensili per 18 mesi. Poi ha ottenuto a ottobre il rinnovo. Sua madre fa la cassiera in un supermercato. Suo padre aveva un negozio di abbigliamento ma lo ha chiuso. I due sono separati. Lui vive con la madre. Ieri gli uomini della Digos e della Polizia Postale sono arrivati a casa sua, agevolati dal fatto che Lupo ha messo una sua foto profilo su Twitter. Gli hanno sequestrato computer e smartphone. E in casa non hanno trovato armi. «La sua è una famiglia perbene, speriamo che gli serva da lezione», dicono gli investigatori al Corriere della Sera. Intanto l’account @sashamanexi1, dal quale erano partite le minacce nei confronti della premier e della bambina, risulta sospeso. «Adesso, avvocato, andrò a dormire in galera? Sono pentito di quello che ho fatto. I giornalisti m’inseguono, non mi aspettavo tutto questo clamore. Ma ero proprio terrorizzato dall’idea che la Meloni mi togliesse il reddito di cittadinanza. Questo pensiero mi ha fatto perdere il lume della ragione», ha detto al suo legale Giovanni Giuca. Sasha Lupo ha un procedimento pendente per spaccio a Catania: 86 grammi di marijuana nel 2014. Ha un diploma all’istituto tecnico professionale: «Un tempo consegnava pizze, ora ha perso il lavoro», fa sapere Giuca. Durante la perquisizione eseguita ieri a tarda sera dalla polizia nella sua abitazione, il 27enne è apparso sorpreso dalla presenza degli agenti. Ma è stato «collaborativo» con la polizia. Aveva paura di tornare a perdere il sussidio che aveva percepito per un anno e mezzo. E che da ottobre, dopo una sospensione vissuta male, era tornato a riavere. Per questo ha minacciato Meloni su Twitter: «Finiscila co sta cosa di togliere il reddito di cittadinanza sennò ti ammazzo», «non scherzo, mi faccio 40 anni di carcere almeno mangio». E infine: «Ripeto ammazzo te e tua figlia».
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