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La presidente Silvana Sciarra: «Vi spiego perché sui vaccini la Consulta ha seguito la scienza»

09 Dicembre 2022 - 09:26 Redazione
silvana sciarra corte costituzionale sentenza vaccini
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La decisione della Corte Costituzionale è arrivata per la non irragionevolezza delle scelte del governo

«Il filo conduttore delle nostre decisioni è stata la non irragionevolezza delle scelte adottate dal legislatore. Sulla scorta dei risultati raggiunti dalla scienza». In un’intervista al Corriere della Sera la presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra spiega come si è orientata la Consulta in occasione della sentenza sull’obbligo vaccinale per Covid-19 deciso dal governo Draghi per gli over 50. «Da fuori si pensa subito a divisioni e contrasti. Ma le camere di consiglio lunghe sono un segnale di approfondimento e condivisione. Soprattutto su temi eticamente sensibili come quelli che coinvolgono l’autodeterminazione delle persone», premette Sciarra. «Per arrivare a decisioni condivise ci vuole tempo, le argomentazioni saranno sviluppate in tre distinte sentenze. Per ora posso solo dire che la Corte ha ascoltato la scienza, come del resto è avvenuto più volte in passato, in tema di vaccinazioni e altro. E ha ascoltato tutte le voci che si sono espresse in un’udienza pubblica altrettanto lunga e approfondita». Riguardo il rischio di strumentalizzazione politica delle decisioni della Consulta, Sciarra fa notare che «quella ci può essere sempre, soprattutto se non si tiene conto della complessità del processo costituzionale, difficile da comprendere per un pubblico non specializzato». «Il modo migliore per prevenire le strumentalizzazioni è chiarire in modo accessibile i contenuti delle nostre decisioni. E noi ci proviamo con i comunicati che anticipano o illustrano il contenuto delle pronunce. In ogni caso le Corti sanno difendersi da attacchi strumentali, confermando la propria indipendenza con l’autorevolezza e il rigore delle proprie motivazioni». Infine, sui vincoli del diritto europeo Sciarra sottolinea che il diritto europeo «non va visto come invasivo, perché rafforza quello nazionale. Quelli che possono apparire vincoli esterni ci consentono di far crescere l’ordinamento in tanti e disparati campi. Dalla concorrenza ai diritti dei consumatori, dalla tutela dei dati personali ai diritti sociali e molto altro ancora. Uniformarsi alle norme europee significa consolidare le tutele nei singoli Stati».

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