Vaccini, il ministro Schillaci all’Ue: «Rinegoziamo i contratti con i produttori e cambiamo le norme sul risarcimento danni»
Intervenendo al Consiglio salute a Bruxelles, il ministro Orazio Schillaci ha chiesto all’Unione europea un sforzo per modificare gli accordi con le case farmaceutiche, sia sulle forniture di vaccini, sia sulle clausole che riguardano il risarcimento danni. «Reputo necessaria la rinegoziazione dei contratti con le case farmaceutiche, ancora ineseguiti o soltanto parzialmente eseguiti», ha detto il ministro della Salute italiano, «prevedendo la possibilità di ridurre gli acquisti previsti in funzione dell’effettivo fabbisogno degli Stati». Secondo Schillaci, una rinegoziazione con i produttori permetterebbe un risparmio di spesa e una riduzione degli sprechi, che altrimenti potrebbe alimentare «un senso di disaffezione verso future campagne vaccinali: è urgente invitare la Commissione europea a porre in essere tutte le azioni contrattuali per tutelare i diritti degli Stati membri con riguardo agli Apa – Advanced purchase agreement». I rilievi del ministro del governo Meloni non riguardano però solo le forniture e l’allocazione delle risorse, sulle quali vorrebbe che la Commissione si impegnasse in una difficile trattativa con le aziende farmaceutiche. Secondo Schillaci «è indispensabile» che la rinegoziazione riguardi anche le clausole «sul risarcimento e sull’indennizzo per i danni cagionati dai vaccini», che in questo momento sono a carico degli Stati, «nonché le spese legali sostenute dalle case farmaceutiche produttrici nei singoli procedimenti, non essendo ragionevole che esse gravino sugli Stati membri, specialmente dopo l’autorizzazione all’immissione in commercio ordinaria dei singoli vaccini, come anche rilevato dalla Corte dei Conti europea». Nel suo intervento, Schillaci ha anche suggerito un progressivo abbandono del sistema di acquisti centralizzato effettuati da Bruxelles. «Se è indubitabile che nel pieno dell’emergenza pandemica il ricorso siffatta procedura sia stato proficuo», ha riconosciuto il ministro, «mi pare che il contesto attuale consenta di individuare strumenti d’acquisto ulteriori, legittimando anche un progressivo ritorno a processi di acquisizione ordinari anche su base nazionale».
Foto di copertina: ANSA/Ufficio stampa Palazzo Chigi/Filippo Attili
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