Reddito di Cittadinanza, in dieci mesi respinte 240 mila domande a rischio frode (su più di 1 milione presentate)
Nei primi dieci mesi del 2022, 240mila domande di Reddito di cittadinanza sono state respinte prima che la prestazione potesse essere indebitamente percepita. I motivi sono principalmente tre: mancanza del requisito della residenza in Italia, false o omesse dichiarazioni relativamente alla posizione lavorativa dei componenti il nucleo familiare, o relativamente la composizione dello stesso. Lo ha comunicato l’istituto previdenziale, aggiungendo che altre 50mila domande sono state sospese e sottoposte ad ulteriori controlli. Un complesso di quasi 300mila richieste a rischio, dunque, su un totale di circa 1.290.000 domande pervenute. A partire dal 2019, la somma generale è pari a 1.735.195 domande respinte, 871.491 decadute e 213.593 revocate.
L’articolato sistema dei controlli
L’istituto ricorda che proprio i casi accertati di percezione non dovuta abbiano messo la misura al centro di un «ampio dibattito istituzionale e di particolare attenzione mediatica». Costruire un sistema di controllo volto ad evitare indebite percezioni del sussidio, d’altro canto, è risultato un compito «particolarmente complesso, in ragione anche della numerosità delle amministrazioni coinvolte e della tempistica da rispettare per la verifica dei requisiti, all’atto della presentazione della domanda». Detto sistema è stato protagonista di un «progressivo miglioramento» con l’obiettivo di «accertare la veridicità delle dichiarazioni rese, verificando preventivamente le informazioni in possesso dell’Inps e di altre amministrazioni pubbliche, e anticipando i controlli anche in ottica “antifrode”».
Sono stati, inoltre, «individuati scenari di “rischio potenziale” predefiniti, incrociando le dichiarazioni presenti nelle domande di RdC e nelle relative Dichiarazioni Sostitutive Uniche con i dati e le informazioni presenti nei propri archivi». Un altro scenario di rischio che l’Istituto starebbe utilizzando più recentemente, in stretta collaborazione con le forze dell’Ordine, è quello relativo all’eventuale titolarità di imprese e/o di qualifiche/cariche sociali da parte dei componenti il nucleo familiare richiedente il beneficio. Una circostanza che di per sè non risulterebbe incompatibile con la fruizione del beneficio RdC, ma che viene «ritenuta sintomatica di potenziali frodi comunque connesse alla fruizione del Reddito di Cittadinanza oppure ad irregolarità concernenti il settore delle aziende, quali, ad esempio, quelle dei ‘prestanome’ nella titolarità delle stesse».
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