Caso Qatar, gli «intrallazzi» che inguaiano la famiglia Panzeri: cosa c’è nelle carte dell’inchiesta belga
Moglie e figlia dell’ex eurodeputato «erano pienamente consapevoli» del giro di soldi e regalìe che riguardavano l’ex eurodeputato 67enne Antonio Panzeri. Almeno è quello che sostiene la magistratura belga e che ha portato all’arresto di Maria Colleoni, 67 anni, e Silvia Panzeri, 38, nell’ambito dell’inchiesta sul presunto caso di corruzione che ha travolto Bruxelles. L’indagine si concentra sul giro di denaro che il Qatar avrebbe usato per influenzare «influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo» attraverso la corruzione di personaggi che avevano una «posizione strategica/politica significativa» nell’istituzione. Tra loro ci sarebbe anche Panzeri, sindacalista ed ex parlamentare europeo dal 2004, presidente di Fight impunity, un’associazione che promuove «la lotta all’impunità per gravi violazioni dei diritti umani», nella cui abitazione sono stati trovati 600mila in contanti. Da qui la richiesta di fermare la moglie e la figlia, arrestate a Brescia e ai domiciliari, che rispondono dell’accusa di favoreggiamento. Secondo i magistrati, non solo erano consapevoli, ma «partecipavano al trasporto dei regali».
Gli «intrallazzi» nelle intercettazioni
Di cosa si trattassero in concreto questi benefici che la famiglia Panzeri avrebbe ricevuto da Qatar e – sta emergendo in queste ore – Marocco, sono le carte a riportarlo. A parlare di «combines», ossia di «intrallazzi», è proprio Colleoni, che vuole tenere sotto controllo le attività del marito «Non possiamo permetterci una vacanza da 100 mila euro come l’anno scorso, e 9 mila euro sono troppi», ammoniva il marito Maria Colleoni, contraria anche a veder transitare sul suo conto corrente 35 mila euro. Nell’intercettazione, Panzeri la rassicurava che lui «sarebbe andato in vacanza a gennaio con “l’altra soluzione”», e che avrebbe addebitato 10mila euro sul suo conto in Belgio. Panzeri, moglie e figlia avrebbero partecipato anche ad un «trasporto dei “regali” ricevuti in Marocco attraverso Abderrahim Atmoun», il 67 enne «ambasciatore del Marocco in Polonia» ed avrebbero usato una carta di credito intestata a una terza persona, non meglio specificata, alla quale loro si riferivano con il soprannome “Géant“, il “Gigante”».
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