Scandalo corruzione all’Europarlamento, il Qatar respinge ogni accusa: «Sempre operato secondo le leggi internazionali»
A 48 ore dallo scoppio dello scandalo-mazzette che coinvolgerebbe esponenti attuali e passati del Parlamento europeo, interviene ufficialmente il Qatar, il Paese del Golfo – dove sono in corso i Mondiali di calcio – sospettato di essere la fonte principale di finanziamenti illeciti per influenzare le scelte dell’Ue. «Lo Stato del Qatar respinge categoricamente qualsiasi tentativo di associarlo ad accuse di cattiva condotta. Ogni associazione del genere è infondata e gravemente disinformata», si legge in un comunicato ufficiale diramato dal ministero degli Esteri di Doha. Il Paese, aggiunge la nota, «opera con canali istituzionali e nel pieno rispetto delle leggi e dei regolamenti internazionali». L’inchiesta è il risultato di mesi di indagini istruite dal giudice Michel Claise e il fascicolo è stato aperto a metà luglio scorso, affidato – nella massima discrezione fino a venerdì scorso – all’Ufficio centrale per la repressione della corruzione del Tribunale di Bruxelles. Ufficialmente il Tribunale di Bruxelles ha parlato sin qui genericamente di “un Paese del Golfo” al centro dell’inchiesta, anche se diverse fonti informate hanno riferito ai media, in particolare a quelli belgi, che si tratterebbe del Qatar.
La condanna di Gentiloni e Picierno
«È un danno di reputazione molto serio. Il Parlamento europeo è sempre stato la punta di diamante dal punto di vista dei diritti, magari non ha avuto poteri sufficienti ma sui principi è sempre stato un punto di riferimento», ha commentato il Commissario europeo Paolo Gentiloni in tv a Mezz’ora in più , apprezzando comunque l’operato della presidente dell’Aula di Strasburgo, Roberta Metsola, rientrata ieri sera a Bruxelles per assistitere alla perquisizione degli uffici di un parlamentare. «Ho visto le dichiarazioni della presidente che oltre a sospendere la vicepresidente greca si impegnava a valutare altre misure». Metsola, ieri, aveva condannato fermamente la corruzione assicurando che il Parlamento europeo farà «tutto il possibile per aiutare il corso della giustizia, cooperando pienamente con tutte le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie pertinenti». Gentiloni ha definito quanto accaduto «una vicenda gravissima, vergognosa e intollerabile», aggiungendo che «se fosse confermato si tratterebbe di esponenti del Parlamento ed attivisti che avrebbero ricevuto soldi per chiudere un occhio sulle condizioni di lavoro in Qatar». Per il Commissario Ue potrebbe trattarsi di «una delle più drammatiche storie di corruzione di questi anni». Di scandalo «ripugnante, aberrante e riprovevole» parla anche la vicepresidente italiana dell’Europarlamento Pina Picierno (Pd), condannando con fermezza i presunti episodi di corruzione, ma assicurando che il Parlamento resta «un’istituzione solida».
Chi è coinvolto nell’inchiesta
Sono diversi i nomi di spicco a Bruxelles coinvolti nell’inchiesta, molti dei quali italiani. Tra questi ci sono l’ex eurodeputato socialdemocratico Antonio Panzeri, sua moglie Maria Colleoni, 67 anni, la figlia Silvia, di 38, il direttore di un’Ong brussellese Niccolò Figà-Talamanca e il segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati Luca Visentini. Quest’ultimo è stato però rilasciato “sotto condizioni”, secondo quanto riferisce Le Soir. Tra i fermati c’è anche la vicepresidente greca del Parlamento europeo, Eva Kaili, e il suo compagno Francesco Giorgi, legato politicamente anche a Panzeri e assistente parlamentare di un altro eurodeputato, Andrea Cozzolino (Pd, non indagato). Anche il padre di Kaili era stato sorpreso con una valigia piena di contanti mentre tentava di lasciare un hotel di Bruxelles, ma sarebbe stato per il momento rilasciato.
Foto di copertina: Twitter/Ministero del lavoro del Qatar – Eva Kaili, vicepresidente del Parlamento Europeo, in un passato incontro in Qatar
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