I governatori del Nord non scaricano Salvini. Zaia: «Un confronto, ma nessuno vada via». Fedriga: «La Lega è una e unita»
Ogni volta che la Lega targata Matteo Salvini entra in crisi, si volge lo sguardo a Nord-Est per capire cosa succederà. E puntualmente, i due presidenti delle Regioni Friuli-Venezia Giulia e Veneto non vanno oltre la critica al progetto complessivo. Nessun attacco diretto al segretario: Massimilano Fedriga e Luca Zaia pare non abbiano intenzione di mettere in discussione Salvini. «La Lega era un partito territoriale, che è diventato un partito nazionale. È inevitabile che il confronto di istanze diverse, anche per ragionevoli motivi di latitudine e di caratteristiche sociali, ci porti a una difesa identitaria», spiega Zaia a Repubblica. Il presidente del Veneto sottolinea che «è impensabile che si possa dar vita a soggetti politici alternativi alla Lega. Quindi avanti, tutti uniti». Stesso concetto illustrato ieri, 10 dicembre, dal collega del Friuli-Venezia Giulia: «Umberto Bossi è colui che ha fondato la Lega e non l’ha mai lasciata. Ho profondo rispetto per lui e penso che abbia ancora molte cose da dire e sia utile stare ad ascoltarlo. Io continuerò a operare nel mio piccolo per tenere unita la Lega – che deve essere – una e unita». Anche Zaia cita il Senatur: «Il confronto è il sale della democrazia. Bossi ci ha sempre insegnato che da soli si fa prima, ma insieme si fa più strada».
In Friuli-Venezia Giulia, la prossima primavera si terranno le elezioni regionali. C’è più tempo rispetto a Lazio e Lombardia, dove il voto è stato indetto il 12 e il 13 febbraio, ma Fedriga sta già lavorando a una sua lista personale da presentare. Operazione giustificata così dallo stesso presidente: «Stiamo vedendo che molti cittadini, che non si riconoscono nei partiti nazionali del centrodestra, e che magari guardano anche ad altre parti politiche, apprezzano l’azione amministrativa che abbiamo svolto». Zaia esclude che la mossa di Fedriga possa preludere a uno strappo con l’attuale segreteria leghista: «È lapalissiano che un governatore o un sindaco possano intercettare un consenso che va oltre quello ideologico. Fare una lista civica vuol dire dare casa a chi una casa ideologica non ce l’ha. Ringraziamo il cielo di avere amministratori che prendono voti. In un contesto molto fluttuante, si votano le persone».
Il governatore veneto, nell’intervista, fa un passaggio sull’autonomia regionale: «Se qualcuno pensa che il modello del federalismo sia antiquato sconfessa i padri costituenti. Poi basta guardare fuori dall’Italia per trovare i modelli vincenti di Germania, Stati Uniti, Gran Bretagna, Svizzera – e conclude con una similitudine -. È come se fossimo in un condominio e passassimo da un comodato gratuito, in cui il proprietario del palazzo paga tutte le spese, a contratti di affitto regolari in cui le spese del proprietario vengono scaricate sui singoli inquilini».
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