Stefano Bonaccini: «Serve un grande partito riformista o Meloni governerà per 20 anni»
Stefano Bonaccini spiega come sarà il “suo” Partito Democratico. In un’intervista rilasciata a La Stampa il candidato alla segretaria dice che serve un grande partito riformista «altrimenti Meloni governerà per 20 anni». Rimarca la differenza tra lui e Renzi («è uscito dal Pd e ora vuole i suoi voti, io no»). Ma boccia anche il Movimento 5 Stelle di Giuseppe Conte: «Soffia sui problemi senza offrire soluzioni». E si rallegra dell’iscrizione della sfidante Elly Schlein al Pd. Ma soprattutto: dichiara anche lui, come l’avversaria, guerra alle correnti: «hanno esaurito la loro funzione. Non stanno producendo pensiero, sintesi, classe dirigente, merito. Un grande partito o è plurale e aperto o non è, ma bisogna cambiare radicalmente. Io ho chiesto a ciascuno e a tutti di valutare le proposte che avanzo, ma di cambiali non ne firmo e non offrirò rendite di posizione. Lo dico prima per chiarezza e forse così si paga un prezzo, ma dall’opposizione ce lo possiamo permettere».
Il renzismo e il partito da difendere
Sull’accusa di renzismo il presidente dell’Emilia-Romagna è netto: «Io mi chiamo Stefano Bonaccini. Credo di poter essere giudicato per quel che dico e quel che faccio. Rispetto a Renzi ho un progetto totalmente diverso. Lui è uscito dal Pd e ora vorrebbe conquistare i nostri voti. Io dal Pd non me ne sono mai andato perché questo è il mio partito e la nostra comunità, e voglio farne un partito più forte. Prima il Pd. Perché all’Italia serve un’alternativa a questa destra e senza un grande partito progressista e riformista Giorgia Meloni o chi per lei governerebbero per altri 20 anni». Poi Bonaccini rispedisce al mittente l’accusa di Dario Franceschini: «Essere accusato di difendere l’esistente da chi ha ricoperto ininterrottamente per tanti anni ruoli di vertice nazionale nel partito e nel governo è davvero curioso. Sostengano chi credono, ci mancherebbe, io non faccio battaglie personali contro nessuno. Ma un nuovo corso ha bisogno anche di nuova classe dirigente».
Conte, Calenda e Schlein
Su Conte e Calenda, invece, è tranchant: «Terzo Polo e 5 Stelle si comportano come avessero vinto le elezioni, che invece hanno perso come noi. E si preoccupano più di criticare il Pd che il governo della destra. Andare divisi alle elezioni ha fatto vincere la destra. Litigare oggi all’opposizione è l’assicurazione sulla vita del governo. Serve un’opposizione che sappia affiancare ad ogni no una controproposta alternativa. E sappia evidenziare le loro contraddizioni». La chiusura è su Schlein: «allargare il Pd deve essere un obiettivo di tutti. Chiunque ne accetterà i valori fondativi e il programma che ci daremo sarà il benvenuto. Cancellare il Dna non credo sia né possibile né intenzione di nessuno. Io sarei in ogni caso lì ad impedirlo, perché il compito di questo congresso è esattamente l’opposto. Cioè rafforzare il Pd».
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