Narcotraffico tra Calabria e Sicilia, in pandemia la droga arrivava a bordo delle ambulanze: 54 arresti
Autoambulanze per aggirare i controlli durante la pandemia, beneficiare di un canale di passaggio prioritario sullo Stretto e trasportare droga dalla Calabria a Messina. Cocaina, marijuana e hashish: queste le sostanze che il gruppo di Giostra sgominato dalla Guardia di finanza di Messina faceva arrivare dalla Calabria, tramite collegamenti con base operativa a Reggio Calabria e nelle roccaforti ‘ndranghetiste di San Luca e Melito Porto Salvo. Affiancati da un secondo canale di approvvigionamento, attivo nel capoluogo etneo. L’inchiesta della Dda della Città dello Stretto avrebbe preso il via dopo alcuni approfondimenti svolti nel quartiere Giostra, nella città siciliana, noto per la significativa presenza di esponenti di spicco della locale criminalità organizzata, anche di matrice mafiosa.
«Inquietante sistematicità e pianificazione»
Ai primi sospetti sono seguite indagini tecniche (telefoniche, ambientali, telematiche con captatore informatico e di video ripresa) che, accompagnate da attività tipiche di polizia giudiziaria sul territorio, avrebbero fatto emergere la rete criminale operante sul posto. La base operativa, secondo quanto si apprende, era in un vicolo cieco del quartiere, così da poter monitorare costantemente qualsiasi tipo di accesso. Armi e stupefacenti sarebbero state invece nascoste in una casa abbandonata. Una gestione del narcotraffico tanto organizzata da essere definita dal Gip di tipo «imprenditoriale», che avrebbe richiesto la presenza di una capillare rete di pusher e intermediari. A loro il compito di gestire la consegna al dettaglio ai singoli clienti, ma anche le forniture più significative. Gli arrestati sono in tutto 54. Disposto ed eseguito anche un sequestro di unità immobiliari, autoveicoli e motoveicoli, per un valore complessivo stimato di circa 500.000 euro. Una disponibilità di beni mobili ed immobili in misura sproporzionata al reddito lecitamente dichiarato ed al tenore di vita sostenuto. Tra i 61 destinatari dell’ordinanza cautelare emessa dal Gip su richiesta della Dda di Messina, infatti, 17 risulterebbero percettori o beneficiari di reddito di cittadinanza.
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