Il governo lancia (di nuovo) in tribuna la palla del Mes, Giorgetti: «Prima della ratifica, ampio dibattito in parlamento»
La Corte di Karlsruhe non è riuscita a togliere il governo Meloni dall’imbarazzo di doversi esprimere in maniera netta sul Mes. La mozione che la maggioranza ha approvato, lo scorso novembre, sospendeva il giudizio sulla ratifica dell’accordo di modifica del trattato istitutivo del fondo salva Stati, in attesa del pronunciamento dei giudici federali tedeschi. I quali hanno dato via libera all’intesa. E così, l’Italia resta l’ultimo Paese su 19 a non aver ancora deciso se ratificare o meno l’intesa. Si diceva di un certo imbarazzo nell’esecutivo: è dovuto al fatto che Forza Italia non è contraria al Meccanismo europeo di stabilità, mentre Lega e Fratelli d’Italia, per anni, l’hanno osteggiato in campagna elettorale. Se è vero che le condizioni non sono più le stesse di quando le modifiche del Mes sono state pensate, rendendolo a detto di tanti uno strumento superato, è altrettanto vero che l’Italia ha assunto l’impegno di ratificare l’accordo. Ma oggi il governo, per bocca del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, ha deciso di rimandare ancora la scelta: a fine novembre essa era subordinata alla decisione tedesca, adesso al dibattito parlamentare italiano.
«Siamo coscienti dell’impegno assunto dall’Italia e che allo stato tutti gli altri Paesi aderenti abbiano proceduto alla ratifica, ma alla luce dei dati fattuali emerge con chiarezza la necessità che la decisione di procedere o meno alla ratifica del trattato sia preceduta da un adeguato e ampio dibattito in parlamento», ha dichiarato Giorgetti il pomeriggio del 14 dicembre, durante il Question time alla Camera. E ha spiegato: «Come da più parti evidenziato, il Mes appare un’istituzione in crisi e per il momento in cerca di una vocazione. In parte per colpa sua, in parte no, è un’istituzione impopolare. Nessuno fra i Paesi europei ha voluto chiedere la sua linea di credito sanitaria – ha aggiunto -. Quindi, l’impianto attuale del trattato istitutivo del Mes appare non tenere conto del diverso contesto di riferimento e appare opportuno che, a monte, siano valutate modifiche relative al contenuto del meccanismo». Il ministro dell’Economia, «a titolo esemplificativo», ha aggiunto alcune motivazioni alle sue reticenza sul Mes: «Da strumento per la protezione dalle crisi del debito sovrano e delle crisi bancarie, deve trasformarsi, a nostro avviso, in un volano per il finanziamento degli investimenti e per il sostegno per affrontare sfide come quella del caro energia e della crisi internazionale connessa alle vicende ucraine, rivedendo le condizionalità attualmente previste ovvero le modalità di utilizzo delle risorse».
Marattin: «Le parole di Giorgetti sono gravi». Scerra: «Governo imbarazzante e senza coraggio»
Le opposizioni hanno attaccato Giorgetti e il governo per l’ennesimo rimpallo sulla decisione. «Le parole pronunciate da Giorgetti sul Mes sono molto gravi: il governo intende veramente non procedere alla ratifica? – ha chiesto Luigi Marattin, capogruppo del Terzo polo in commissione Bilancio -. La settimana scorsa Giorgetti ha rimandato ogni decisione sul Mes al pronunciamento della Corte costituzionale tedesca. Oggi, dopo che la Corte di Karlsrhue si è espressa, lo stesso Giorgetti ci ha detto che siccome il Mes è un’istituzione in crisi, forse non verrà più ratificato. È conscio il ministro delle conseguenze di queste parole? Il governo intende rimanere l’unico paese in Europa a non procedere alla ratifica? Se il problema è un dibattito parlamentare, noi siamo prontissimi. Ma resta il fatto che le parole pronunciate oggi sono gravi. Spero solo che in Europa non siano state ascoltate». Anche il deputato del Movimento 5 stelle, Filippo Scerra, questore della Camera, ha commentato duramente: «Continua l’imbarazzante teatrino del governo Meloni sul Mes. Dopo essersi nascosti dietro il pronunciamento della Corte costituzionale tedesca, oggi Giorgetti chiede “un ampio dibattito in parlamento”. Questo nuovo tentativo di prendere tempo denota come il governo dei sovranisti sia privo di coraggio».
Gli altri temi del Question time
Mariastella Gelmini, vicesegretaria di Azione, ha interpretato l’attendismo del governo come un tentativo timido di dire “no” all’Europa: «Meloni in Aula non ne parla, Giorgetti qualche ora dopo frena. Eppure solo un mese fa il ministro dell’Economia rassicurava: “Sì al Mes”. A questo punto, ne deduco che l’Italia non ratificherà il trattato istitutivo e sarà l’unico Paese europeo a non farlo. Che dire, complimenti», ha twittato. Nel corso del Question time, il ministro dell’Economia ha avuto modo di trattare anche altri argomenti. Dall’entusiasmo per il parere della Commissione Ue sulla Manovra, allo studio di prestiti ponte per i crediti del Superbonus, alla possibile riduzione del cuneo fiscale nella legge delega per la riforma del fisco, ai dati sugli extraprofitti. Poi, mentre entrava in sala Tatarella alla Camera per la riunione di maggioranza sulla Manovra, ai cronisti ha garantito che l’accordo sulla legge di Bilancio si troverà, ma non oggi.
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