In Evidenza Benjamin NetanyahuDonald TrumpGoverno Meloni
ATTUALITÀDesioDisturbi alimentariGinnasticaGiovaniInchiesteMonza e Brianza

Ginnastica, il racconto del padre di un’ex atleta: «Percosse e danni alla colonna vertebrale. Denunciai ma fu inutile»

14 Dicembre 2022 - 12:09 Giada Giorgi
Nel 2018 Sergio Marchetti portò gli abusi subìti dalla figlia minorenne sul tavolo della Federazione, ma il procuratore cominciò a indagare su di lui

Parla di percosse e di un danno alla colonna vertebrale con cui tuttora fare i conti, Sergio Marchetti, il padre di Giada, ex ginnasta di una squadra agonistica di ritmica, vittima di presunte violenze fisiche e psicologiche da parte della sua allenatrice. Dopo il terremoto che negli ultimi mesi ha scosso la Federginnastica e il mondo della ritmica, l’uomo si è deciso nuovamente a chiedere giustizia per quanto subìto dalla figlia. Una richiesta d’aiuto che Marchetti aveva provato a fare già nel 2018, con le accuse rivolte verso l’ex insegnante della figlia allora minorenne, insieme alla mamma di un’altra giovane atleta. «Se mentre la ginnasta sta su con la gamba alta per fare quella che si chiama in gergo una “sgambata” l’allenatrice le fa uno sgambetto dicendole “non si fa così”, facendola cadere sull’osso sacro provocando un problema alla colonna che ancora oggi Giada si porta dietro, si deve parlare di percosse», spiega Marchetti a Repubblica, riportando uno dei tanti episodi vissuti dalla figlia. «Una bambina di 11 anni non si rende conto in quel momento che quella è una percossa, che potrebbe aver ricevuto delle lesioni alla colonna, vivendo il gesto come normalità. Io ho scoperto tutto dopo», spiega ancora il padre.

Pochi giorni fa, quando Giada, ora 17enne, ha confessato l’ennesima violenza psicologica subita durante il suo passato da atleta, Marchetti ha deciso di tornare a parlare e di mettere a disposizione della stampa una registrazione dell’attuale procuratore scelto dalla Federazione per svolgere le indagini sulle vessazioni denunciate dalle atlete. Michele Rossetti, che dopo essere stato a Desio ha dichiarato di non aver trovato nessuna ipotesi di illecito, nel 2018 non ritenne grave che un’allenatrice avesse colpito con una clavetta un’allieva, procurandole alcuni lividi. A confermare questa ricostruzione, è anche la nota vocale dell’allenatrice accusata di violenze: «Oggi il procuratore federale si è esposto con me e il mio avvocato dicendo che avrebbe potuto archiviare, perché ha capito che razza di persona è Marchetti, ma dato che il padre della ragazzina sta rompendo molto le scatole non se l’è sentita di archiviare perché avrebbero potuto riaprire il caso in futuro». Risultato: tre mesi di sospensione dati dichiaratamente per placare gli animi e nulla più.

«Le dicevano che i suoi genitori l’avevano abbandonata»

Ma il padre «rompiscatole» ha deciso di tornare alla carica e di raccontare in un video tutta la verità sulle presunte sofferenze inflitte alla figlia. Oltre alle violenze fisiche ci sarebbero stati non pochi maltrattamenti psicologici da parte dell’allenatrice accusata: «I tuoi genitori ti hanno abbandonata qui, non ti vogliono e neanche io ti ho scelta, sei niente», sono solo alcune delle parole riferite da Marchetti. I genitori di Giada hanno saputo solo dopo tutto quello che la giovane atleta era stata costretta a vivere. «Mi commuovo a pensarci, nostra figlia ci ha detto “mamma, papà, io non vi dicevo quello che accadeva veramente e mi facevo forza perché volevo fare ginnastica e soprattutto perché non volevo crearvi un dispiacere”». L’uomo ripercorre tutta la strada fatta assieme alla figlia, tornando alla scelta che lei prima di tutti decise di prendere a 11 anni trasferendosi lontano da casa con l’obiettivo di inseguire il suo sogno: «La ginnastica era la sua vita». Dopo mesi di allenamenti durissimi la giovane aveva cominciato a dare al padre segnali di essere al limite della sopportazione. E’ stato a quel punto che Marchetti decise di riportare la figlia a casa.

«Dopo la denuncia la procura cominciò a indagare su di me»

L’azione successiva della famiglia di Giada fu quella di denunciare alla Procura federale quanto appreso dalla ginnasta: «Ritenevamo che avesse tutti gli strumenti le ragazzine minorenni», spiega il padre, «ma a un certo punto arrivammo ad avere difficoltà anche ad accedere agli atti. Riuscii soltanto con molta insistenza e con l’aiuto di più avvocati». Quello che l’uomo riferisce di aver scoperto all’apertura del fascicolo è che il procuratore Rossetti stava indagando sulla sua vita, «convocando tutte le insegnanti di mia figlia da quando aveva 4 anni fino a quel momento. Ricordo che vennero chiamate a testimoniare delle mamme che fecero racconti di parte con lo scopo di dimostrare che io ero una cattiva persona. Qualcuna di loro oggi mi ha chiesto anche scusa». Il padre di Giada riferisce di un processo quindi non più volto a dimostrare la verità dei fatti denunciati ma incentrato sulla sua persona e sul suo ruolo di genitore. «Questo procedimento durò quasi due anni, il risultato finale è che mia figlia ha smesso di fare ginnastica per sempre. Ma posso dire che ha dimostrato di essere più forte di me. Ora balla ed è felice. Il messaggio che voglio far arrivare alle altre ragazze è questo: fatevi coraggio, pensate al domani, perché potete farcela».

Leggi anche:

Articoli di ATTUALITÀ più letti