Ponte Morandi, cosa non torna nella vicenda del camion con 900 chili di droga che la ‘ndrangheta tentò di recuperare
Nel crollo del ponte Morandi a Genova, lo scorso 14 agosto 2018, sarebbe rimasto coinvolto anche un camion frigo carico di hashish, che la ‘ndrangheta cercò poi di recuperare, secondo quanto è emerso dall’operazione “Blu notte” condotta della DDA di Reggio Calabria e che ha portato all’arresto di 47 persone e 93 indagati. Nelle intercettazioni ambientali raccolte durante le indagini si sentono parlare il boss del clan Bellocco di Rosarno, Francesco Benito Palaia, e il suo braccio destro Rosario Caminiti che, riferendosi al video del crollo, dicono: «Allora, quando è crollato il ponte Morandi, se tu vai al primo video, è caduto un furgone. È un euro cargo giallo, lo vedi benissimo perché è giallo, con una cella frigorifera, piccolino! Il piccolino! È caduto paru (orizzontale, ndr). Come è caduto il ponte si è seduto, automaticamente gli è caduta una macchina di sopra». Sul furgone giallo sarebbero stati presenti 900 chili di droga «da fottere ai neri», si sente ancora dire, da cui i malavitosi li avevano comprati e a cui avevano detto di averli persi durante il crollo: ragion per cui i boss avrebbero avuto intenzione di recuperare il carico del veicolo caduto nel crollo del Ponte sul Polcevera. Ma, come fa notare Verità&Affari, ci sarebbero «troppe cose che non tornano» nella vicenda. Nelle immagini della Procura di Genova prima del crollo, infatti, – come riporta il quotidiano – si vedrebbe passare un unico veicolo di colore giallo.
Dai video emerge che si tratta però di un’auto e non di un furgone, ossia della Opel Corsa gialla che viaggiava a 20 secondi dal camion Basko, il furgone che riuscì a fermarsi a pochissimi metri prima dalla voragine che spezzò il ponte. La Open gialla, invece, effettivamente cadde durante il crollo del Morandi, e su di lei piombò un altro veicolo. Ma osservando le foto e i video dei resti dei mezzi coinvolti nella drammatica tragedia, non risultano esserci resti di nessun furgone di colore giallo. Gli unici resti gialli sono quelli dell’Opel Corsa che però, date le sue dimensioni, difficilmente avrebbe potuto portare un carico di 900 chili di droga. È inoltre improbabile che le autorità, i vigili del fuoco, la protezione civile, gli operatori del 118 che sono accorsi sul posto per tentare di salvare la vita delle persone coinvolte nel crollo del Morandi, durante le operazioni di soccorso e di recupero delle vittime non abbiano intercettato anche la presenza di un così ingente carico di droga. Incrociando le parole dell’intercettazione tra gli indagati, i video e le foto prima e dopo il crollo del ponte Morandi, le immagini dei resti dei veicoli coinvolti nel crollo e gli interventi di soccorso e di analisi fatti dalle autorità, risultano profonde incongruenze, in particolare sulle parole tra i boss. La verità sul caso del carico di droga, al momento, non c’è. Ma non è da escludersi – ipotizza il quotidiano economico – che la tragedia del Ponte Morandi non sia stata usata dai narcotrafficanti per “giustificare” la sparizione di un carico così imponente di stupefacenti.
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