Maxitruffa ai Musei Vaticani: «Venduti diritti sulle opere d’arte da una società senza licenza» – L’inchiesta del Daily Wire
Maxitruffa ai Musei Vaticani. Una società privata avrebbe millantato di avere la licenza per la riproduzione delle inestimabili opere d’arte conservate nei Musei senza possederne i relativi diritti. Lo stesso Papa Francesco sarebbe stato interessato della questione, in un’udienza svoltasi il mese scorso. A rivelarlo è un’inchiesta del sito americano Daily Wire, che definisce la vicenda «un furto high-tech di opere d’arte del valore mondiale». I Musei Vaticani possiedono circa 70mila opere d’arte di valore elevatissimo. «Questo schema non è altro che una rapina premeditata e ad alta tecnologia di opere preziose a livello mondiale dai Musei Vaticani sotto l’apparenza di licenze fasulle», ha dichiarato l’avvocato di New York, Sarah Rose Speno, che ha denunciato l’episodio alla radice dell’inchiesta. Secondo Speno, si tratta di una vera e propria truffa ordita ai danni della Santa Sede, già «in deficit di oltre 3 milioni di dollari».
La ricostruzione della vicenda
La legale newyorchese ha raccontato di essersi imbattuta nella questione a marzo di quest’anno, quando si è messa alla ricerca del permesso per poter utilizzare immagini di alcune opere d’arte vaticana conservate ai Musei Vaticani per una mostra di un cliente. «Abbiamo scoperto che era stato pubblicato un grande libro da tavolo con immagini ad alta risoluzione degli interni del Vaticano, compresa la Cappella Sistina. Volevamo davvero cogliere l’opportunità di ricevere in licenza queste immagini il prima possibile», dice l’avvocato. Così ha contattato Scripta Maneant, la casa editrice che rivendica il diritto di mediare i diritti di pubblicazione in virtù della «collaborazione» con i Musei, nella persona del vicedirettore, monsignor Paolo Nicolini. Speno racconta che la società le ha richiesto l’esborso di 550mila dollari per i diritti, di cui una parte sarebbe andata al Vaticano tramite Nicolini. Ed è qui che la legale si è insospettita e ha approfondito le verifiche.
La posizione dei Musei Vaticani
I Musei Vaticani, contattati dal Daily Wire, hanno riferito che i diritti di licenza concessi nel 2015 a Scripta Maneant erano contrattualmente limitati esclusivamente all’azienda stessa, e per un unico progetto. «Non sono stati forniti diritti esclusivi, illimitati e mondiali e non è stato concesso alcun diritto di concedere in sublicenza le foto delle opere d’arte dei Musei Vaticani a terzi», ha precisato l’ente museale. E lo stesso Nicolini ha smentito di aver dato l’ok alla mediazione sulle licenze. Speno ha quindi chiesto alla casa editrice di fornire la documentazione dei suoi diritti di licenza, ma si è sentita rispondere che tale passo avrebbe necessitato l’approvazione formale del Vaticano. Interrotti i rapporti col sito Usa, Scripta Maneant ha infine minacciato di citare in giudizio il Daily Wire per diffamazione.
Richiesta di rettifica
Da Scripta Maneant riceviamo e pubblichiamo la seguente rettifica:
In relazione all’articolo di cronaca pubblicato in data 14 dicembre 2022, intitolato “Maxitruffa ai Musei Vaticani: «Venduti diritti sulle opere d’arte da una società senza licenza» – L’inchiesta del Daily Wire”, la Redazione rende noto che la parte a cui tale vicenda sarebbero stata attribuita contesta fermamente la ricostruzione operata e dichiara che i presunti fatti dichiarati dal periodico online Dailywire.com, non corrispondono a verità.
La società Scripta Manneant (SM) si propone sui mercati internazionali con prodotti editoriali di alta qualità e recentemente anche nella produzione di mostre immersive perché, al momento, risulta essere l’unica società italiana che ha chiesto e ottenuto dal MISE un apposito brevetto riguardante gli shooting fotografici riservati alle opere d’arte, grazie ai quali si possono ottenere esperienze immersive di alto valore artistico.
Le accuse mosse nei confronti della SM sono diffamatorie e non veritiere. La SM si riserva di intervenire attraverso i propri legali a tutela della propria immagine e della propria attività, dei soci e dei dipendenti, qualora tale diffusione di accuse infamanti non venisse immediatamente ritirata.”