Qatargate, anche 007 italiani nell’inchiesta del Belgio con le intelligence di altri cinque Paesi
Tra le intelligence dei Paesi europei coinvolte nella fase prima fase dell’inchiesta sulle presunte tangenti a Bruxelles per influenzare la posizione degli europarlamentari e le politiche dell’Unione verso il Qatar e il Marocco, c’era anche quella italiana. Gli 007 dell’Aise e dell’Aisi «per i rispettivi ambiti di competenza», scrive l’Ansa, hanno collaborato alla fase di intelligence nell’indagine. Il Corriere della Sera spiegava che a dare il via all’inchiesta sarebbe stata una segnalazione arrivata dagli Emirati Arabi Uniti all’intelligence del Belgio, che per mesi ha lavorato con i servizi segreti di diversi paesi europei sulle attività di un centro studi del Marocco a Bruxelles. Il fascicolo è passato poi alla magistratura ordinaria quando, da caso di sicurezza nazionale ha iniziato ad assumere i connotati di una vicenda di tangenti.
Il Consiglio Europeo a Bruxelles
Tutti i leader dei Paesi membri hanno raggiunto la capitale belga, tramortita dallo scandalo della presunta corruzione qatariota, finalizzata a influenzare le politiche delle istituzioni europee. Una dei massimi rappresentanti di quelle istituzioni, la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, è tornata sulla vicenda la mattina del 15 dicembre. «Sono stata invitata ad andare ai Mondiali, ho rifiutato perché ho delle preoccupazioni su quel Paese. Ho avuto due incontri con i rappresentanti del governo del Qatar a Bruxelles dove ho ricevuto gli inviti che ho rifiutato», ha detto la politica maltese in conferenza stampa. Nell’incontro con la stampa, Metsola ha anche annunciato di aver avviato un iter di revisione su tutti gli atti che l’Europarlamento ha votato e che, in qualche modo, avrebbero a che fare con il Paese del Golfo: «Ho chiesto una revisione su quello che è stato votato e su cui abbiamo lavorato». Mentre riguardo all’accordo sull’aviazione tra Ue e Qatar, siglato a ottobre 2021, «il processo di ratifica deve essere completato. Solo quando i Paesi membri l’avranno ratificato, il Parlamento sarà consultato per dare il suo consenso».
La collaborazione nelle indagini e la riforma del codice di condotta
La presidente dell’Europarlamento ha spiegato ai giornalisti che c’è sempre stato un «costante dialogo» tra gli inquirenti belgi e i servizi del Parlamento. «L’indagine si è svolta in tandem, ma le informazioni mi sono arrivate la mattina del 9 dicembre – ha aggiunto -. Abbiamo agito immediatamente, non solo nel mettere i sigilli agli uffici – delle persone indagate – e con la revoca dell’immunità – ove richiesto -, ma anche con le decisioni che devono essere prese per procedere con le perquisizioni. Non c’è stato momento in cui da parte del Parlamento europeo non vi sia stata collaborazione fisica, politica o legale». Metsola, infine, ha annunciato che l’istituzione che guida: «Metterà in campo un ampio pacchetto di riforme nel 2023. Esistono delle falle che vanno chiuse come quella degli ex membri del Parlamento europeo o nel registro della trasparenza – e ha concluso -. Le riforme includeranno il rafforzamento dei sistemi parlamentari di protezione degli informatori, un divieto a tutti i gruppi di amicizie non ufficiali, la revisione del controllo delle regole del nostro codice di condotta».
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