Lo studio di Bankitalia: con lo stop completo al gas russo Pil in calo per due anni
«Incertezza eccezionalmente alta». Sono le parole utilizzate da Bankitalia per descrivere gli scenari economici italiani ipotizzati sulla base delle nuove proiezioni a medio termine nell’ambito delle staff projections della Bce. In particolare, due sono i possibili contesti immaginati da palazzo Koch: uno più avverso e l’altro di base. Nel primo scenario, valutato in relazione a un’eventuale interruzione permanente dei flussi di materie prime energetiche dalla Russia «il Pil è atteso in caduta di circa l’1% sia nel 2023 che nel 2024». «Si ipotizza – si legge nelle proiezioni – che la riduzione nell’offerta di materie prime energetiche comporti un forte aumento delle loro quotazioni sui mercati internazionali, una maggiore incertezza, in particolare nei mesi invernali del 2023 e del 2024, e un marcato indebolimento del commercio mondiale».
Per quanto riguarda invece lo scenario di base, Bankitalia sottolinea come la crescita del Pil in Italia «sarebbe pari al 3,8 per cento nel 2022, allo 0,4 nel 2023 – contro rispettivamente +3,3% e +0,3% delle stime di ottobre – e all’1,2 per cento sia nel 2024 sia nel 2025». La proiezione base, descritta dall’Istituto, prevede infatti che «in linea con i segnali degli indicatori ad alta frequenza, il Pil si indebolisce nell’attuale trimestre e nel prossimo; l’attività economica tornerà in crescita gradualmente a partire dalla prossima primavera e accelererà dal 2024 grazie all’allentarsi delle tensioni inflazionistiche e dell’incertezza connessa con il conflitto in Ucraina». Il possibile stop totale ai flussi di energia dalla Russia porterebbe inoltre l’inflazione a «salire ulteriormente avvicinandosi all’11% nel 2023 (contro 7,3% nello scenario principale, in discesa poi a 2,6% nel 2024), per scendere gradualmente nei due anni successivi e tornare al 2% solo nel 2025».
Disoccupazione stabile nel 2023
Il tasso di disoccupazione nell’economia italiana, rileva Bankitalia, «rimarrebbe stabile fra il 2022 e il 2023 all’8,2%, per poi scendere gradualmente nei due anni successivi al 7,9% e poi 7,4% anche per via di un’espansione relativamente modesta dell’offerta di lavoro». In tale scenario – che non prevede però nuovi shock sulle forniture energetiche – l’inflazione «dall’8,8% medio del 2022 scenderebbe al 7,3% nel 2023 e al 2,6% nel 2024».
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