De Luca smonta il Pd: «Per 15 anni nelle mani di miserabili, seppelliamo queste anime morte» – Il video
Indignazione, vergogna: sono le parole che Vincenzo De Luca usa per commentare lo scandalo Qatargate che sta sconquassando la sinistra europea. «Al di là dell’indignazione di questa vicenda da sola, quello che mi colpisce rispetto al Partito democratico è la verifica che il partito è stato nelle mani per 15 anni di un gruppo dirigente di miserabili». Il presidente della Campania non lesina giudizi pesantissimi sulla classe dirigente del centrosinistra italiano: «Miserabili sul piano politico, costituito al 99% di presuntuosi e all’1% di nullità politiche, salvo qualche rara eccezione. Indigna che chi ha governato il partito continua a dare le carte, a fare interviste a assumere incarichi, pur essendo totalmente al di fuori della società italiana, anime morte, seppelliamole». A margine di un evento alla stazione di Napoli, in cui sono stati presentati dei nuovi treni, De Luca spiega anche di non nutrire molte aspettative dal percorso rifondativo avviato dal Nazareno. «Mi auguro che dal congresso possa arrivare un rinnovamento del Pd, ma è un’impresa quasi impossibile. C’è da augurarsi per l’equilibrio della vita politica italiana che ci possa essere un rinnovamento radicale e totale di tutta la classe dirigente, un’impresa al limite».
«Il presupposto – continua il campano – è mettere da parte tutti quelli che in 15 anni sono stati in organismi dirigenti del Pd e nei governi nazionali. Tutti, nessuno escluso. È l’unica possibilità di creare una vitalità di democrazia italiana e una forza progressista che garantisca dialettica politica seria nel Paese». Insiste nel definire «miserabili» i vertici del partito, anche per come è stata impostata la fase congressuale, «costruita su regole demenziali e autoreferenziali. Mi hanno detto che il tesseramento al Pd si paga con la carta di credito, con il Pos, con la motivazione di evitare pacchetti di tessere. Ma non era più semplice obbligare ognuno a fare la tessera di persona? Mi dicono anche di 28 euro per il tesseramento, ma dove vive questo gruppo di miserabili? Un gruppo dirigente miserabile che ha lavorato per anni per creare correnti, e sottocorrenti, gruppi e sottogruppi, del tutto indifferenti al lavoro in territori, a militanza, sacrificio e risultati. Abbiamo avuto dirigenti cooptati, gente senza il voto neanche di loro madre, solo anime morte».
De Luca spiega le motivazioni per cui ha scelto di non correre in prima persona per la successione di Enrico Letta: «Se ho pensato di candidarmi al congresso Pd? Sì e no. Ma con queste regole congressuali credo che davvero ci sia tanto tempo da perdere e quindi è meglio lavorare sulle cose serie. Vediamo ora cosa succede, servirebbe un miracolo e vediamo se accade. Ma per le condizioni di oggi è un’impresa quasi disperata. Il presupposto resta che vadano a casa i governanti da 15 anni. Io sono l’unico esponente del Pd a fare critiche sulla linea politica da anni – conclude -, non ne conosco altri chiari e pronti anche a farsi nemici su temi come il Mezzogiorno, il piano per sviluppo del Sud, io per anni l’ho ripetuto ai miserabili».
Leggi anche:
- Crollo del Pd, il ruggito di De Luca: «Basta depressione, chi si è stancato stia a casa»
- «Schlein e Bonaccini, nuova svolta stessi nemici», la scritta sul muro del circolo Pd della Bolognina
- Stefano Bonaccini: «Serve un grande partito riformista o Meloni governerà per 20 anni»
- Bonaccini-Schlein, il derby a distanza in tv. La candidata: «Domani avrò tessera Pd. Il cambio nome del partito non sia un tabù»
- Qatar, veleni a sinistra. Il Pd Provenzano attacca D’Alema: «Lobbista in grandi affari. Poi ci si chiede perché la gente non si fida più»
- Pd, Schlein lancia la sfida: «Io fuori per l’arroganza di Renzi. No alla resa dei conti: serve una cosa nuova» – I video
- Pd, Bettini: «Orlando candidato più autorevole, ma buona la proposta di Ricci». Soumahoro? «Esaltata figura che non si conosceva» – L’intervista
- Stefano Bonaccini punta le europee del 2024: «Ecco come il Pd tornerà a essere il primo partito»