La campagna d’inverno di Putin: «Fratelli ucraini, lo scontro era inevitabile. In arrivo missili balistici e ipersonici»
«La Russia considera ancora gli ucraini un popolo fratello». Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin nel corso di un lungo discorso al Consiglio di Difesa, a quasi dieci mesi dall’inizio della guerra in Ucraina. Un’operazione sulla quale Putin non ha, comunque, alcun rimorso: «Non abbiamo nulla da rimproverarci. Lo dico in modo abbastanza responsabile. Abbiamo sempre considerato il popolo ucraino come una nazione fraterna e lo penso ancora, ma lo scontro con le forze ostili in Ucraina è inevitabile: meglio oggi che domani». Secondo il presidente russo, d’altra parte, la responsabilità del conflitto è da cercare altrove: «L’attuale situazione in Ucraina è una tragedia ma non è il risultato della politica russa, ma della politica di altri Paesi. Paesi terzi che hanno sempre lottato per questo: fino alla disintegrazione del mondo russo, ci sono riusciti e ci hanno spinto dove siamo». Putin ha quindi fatto riferimento esplicito a un rapporto con l’Occidente più incrinato che mai, a sua detta per responsabilità d’altri: «Ho provato a riparare le relazioni dell’Occidente con la Russia, ma l’Occidente inseguiva obiettivi differenti».
«Nessun limite di spesa per finanziare l’esercito»
Nonostante le difficoltà delle forze russe nell’autunno appena conclusosi, il presidente russo sembra non avere dubbi: «Gli obiettivi dell’operazione speciale saranno raggiunti», chiarisce, «e la sicurezza sarà garantita su tutti i territori russi». Al fine di raggiungere l’obiettivo il capo del Cremlino ha annunciato il dispiegamento di missili balistici intercontinentali Sarmat, considerati il fiore all’occhiello dei nuovi programmi militari russi. Una dichiarazione che arriva dopo poche ore dall’annuncio del presidente Usa Joe Biden sul via libera di Washington all’invio dei missili Patriot a Kiev. «Nel mese di gennaio il nuovo missile da crociera ipersonico Zircon sarà incluso nella flotta russa», ha aggiunto il presidente russo. La minaccia per il 2023 è anche quella di «un miglioramento della preparazione al combattimento delle forze nucleari» in risposta all’utilizzo del potenziale militare di quasi tutti i Paesi membri della Nato, «impiegato attivamente contro la Russia». Per questo il Cremlino dichiara di non porsi alcun limite sul finanziamento delle forze armate, «il Paese sta dando all’esercito tutto ciò che richiede», preoccupandosi dall’altra parte di rassicurare i cittadini sull’economia, «non ripeteremo gli errori del passato, quando abbiamo rovinato la nostra economia nell’interesse di migliorare la capacità di difesa, sia dov’era necessario, sia dove non era realmente necessario».
Il ministro della Difesa Shoigu: «Basi navali a Mariupol e Berdiansk»
Nel frattempo il ministro della Difesa Sergei Shoigu ha fornito al presidente il suo rapporto sul conflitto ucraino annunciando le mosse previste per i prossimi mesi. «La Russia stabilirà delle basi navali a Mariupol e a Berdiansk, entrambe città dell’Ucraina occupata», ha fatto sapere, «i porti di Berdiansk e di Mariupol sono pienamente funzionanti. Noi prevediamo di stabilirci delle basi per le navi di appoggio, i servizi di soccorso d’emergenza e le unità per la riparazione delle navi della marina». Secondo il ministro attualmente «oltre 500 satelliti statunitensi e della Nato operano nell’interesse delle forze armate ucraine, oltre 70 dei quali militari, mentre il resto è a duplice scopo. Senza contare gli artiglieri e altri specialisti ufficiali della Nato presenti nell’area delle ostilità». E’ per questo che l’esercito guidato da Shoigu «ritiene ora necessario incrementare i suoi membri a un milione e mezzo».
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