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Femminicidio a Chieti, suicida in carcere l’assassino di Eliana Maiori Caratella

22 Dicembre 2022 - 22:44 Redazione
Lo scorso 19 dicembre Giovanni Carbone, originario di Matera, aveva ucciso la compagna con un colpo di pistola al viso e si era poi costituito ai carabinieri

Lo scorso 19 dicembre aveva ucciso a Miglianico, in provincia di Chieti, la compagna Eliana Maiori Caratella, 41 anni. Oggi Giovanni Carbone si è suicidato nel carcere di Lanciano dove era stato portato a seguito della sua confessione. A confermarlo sono state fonti sanitarie e carcerarie. L’uomo originario di Matera ha ucciso Maiori con un colpo di pistola al viso e si è poi costituito ai carabinieri. Il suo fermo era stato convalidato proprio nella giornata di oggi, 22 dicembre, dal gip del Tribunale di Chieti, Luca De Ninis. Residente a Montesilvano, l’uomo aveva conosciuto la vittima da due anni. La coppia si era trasferita da poco nella casa di via Antonelli a Miglianico insieme ai 2 figli piccoli di lei, nati da un precedente matrimonio. Poche ore fa il 39enne raggiunto in carcere a Lanciano dal difensore di fiducia, l’avvocato Franca Zuccarini, nell’udienza di convalida avvenuta in video conferenza con il Gip, aveva dato la sua versione su quanto accaduto il mattino del 19 dicembre. «L’ho uccisa per liberare entrambi da questa sofferenza, non ce la facevamo più a sopportare questa situazione», aveva detto, «ho sbagliato, io la dovevo prendere e ce ne dovevamo andare, per vivere la nostra vita altrove». Secondo la ricostruzione dei fatti, Carbone aveva pensato di uccidere la compagna e farla finita a sua volta, un omicidio-suicidio che, secondo il 39enne, avrebbe liberato i due dalla situazione di conflittualità che la donna aveva con l’ex marito, fra reciproche denunce e tensioni. Ma dopo aver ucciso la donna con un colpo di pistola alla testa, Giovanni Carbone non ha trovato il coraggio per compiere il gesto su se stesso. Ora, dopo la conferma del fermo, la notizia del suicidio. Nella confessione Carbone aveva anche raccontato di aver acquistato la pistola, la cui detenzione ha fatto scattare l’aggravante, per difesa personale e non per commettere l’omicidio, e che non aveva intenzione di fuggire. «Ho preparato un paio di bagagli perchè sapevo che una volta costituito mi avrebbero arrestato e non sarei più tornato a casa».

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