La manovra con 44 buchi intorno: tutte le correzioni chieste dalla Ragioneria dello Stato alla Legge di Bilancio
Una manovra con 44 buchi intorno. In un documento lungo 18 pagine la Ragioneria dello Stato ha fatto a pezzi la Legge di Bilancio del governo Meloni. Segnalando la necessità di correggerne ben 44 punti «al fine di evitare oneri privi di copertura finanziaria». Il primo rilievo ha riguardato l’ormai famigerata norma sui 450 milioni ai comuni, approvata per errore in Commissione Bilancio alla Camera. Ma sotto la lente dei tecnici è finita anche la nuova 18app, ovvero il suo sdoppiamento in Carta Cultura e Carta Merito. E lo smart working, ovvero la proroga al 31 marzo per i dipendenti pubblici. Nel primo caso sotto la lente di ingrandimento è finita la modalità con cui sono scritte le coperture per il 2023, mentre nel secondo caso i dubbi riguardano il mondo della scuola e la sostituzione del personale scolastico a cui è concesso il lavoro agile.
La partita Rgs-governo Meloni
Secondo la Ragioneria ci sarebbero problemi anche sulla convenzione con Radio radicale che sarebbe coperta solo per il 2023. E sulla tassa di soggiorno a 10 euro per i comuni turistici. Mentre è saltato il fondo da 10 milioni di euro per il piano oncologico. Ma non c’è solo questo. Perché ci sarebbero problemi anche sull’emendamento che riguarda l’offerta “congrua” per il reddito di cittadinanza. O meglio: la norma suggerita dal leader di Noi Moderati Maurizio Lupi effettivamente cancella il riferimento alla congruità dell’offerta contenuto nella legge. Ma così facendo rimanda al decreto legislativo che istituisce il sussidio. Dove si definiscono le caratteristiche che l’offerta di lavoro deve avere per essere accettata. Ovvero la distanza dal luogo di lavoro, la retribuzione, la coerenza con le competenze del soggetto. E quindi così la “congruità” uscita dalla porta rientra dalla finestra. A sancirlo è stato ieri l’Ufficio Bilancio della Camera: «Non viene comunque eliminato il rinvio all’articolo 4, comma 8, lettera b), n.5», si legge nel dossier dei tecnici anticipato da Repubblica.
Un’approvazione complicata
Ma ormai il dado è tratto. L’aula della Camera voterà la questione di fiducia posta dal governo alla legge di Bilancio stasera alle ore 20.30. Lo ha stabilito la conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Le dichiarazioni di voto inizieranno alle ore 19. Dopo il voto su tabelle e ordini del giorno il governo si riunirà per la nota di variazioni al bilancio. Il voto finale al provvedimento è previsto verso le 6 del mattino di domani, vigilia di Natale. La manovra sarà poi inviata al Senato per l’ultimo, definitivo passaggio parlamentare. E le correzioni chieste dalla Rgs? Per quanto riguarda 18app il governo va verso il rinvio dello sdoppiamento delle carte a partire dal 2024. Per il reddito l’idea prevalente è quella di cambiare il decreto legislativo all’inizio del 2023. O forse nel decreto complessivo sul mondo del lavoro annunciato ieri dal sottosegretario Claudio Durigon.
Cosa vuole la Ragioneria
In tutto la Rgs ha poi chiesto di «riformulare» 22 articoli. Per escludere «effetti negativi sui saldi di finanza pubblica». Intendendo che erano scritti in modo tale da lasciare spazio a possibili spese non previste. Per esempio le detrazioni sull’efficienza energetica e sulle ristrutturazioni edilizie. O i fondi destinati al Consiglio nazionale Giovani. Problemi anche per la commissione sul Pos varata dal governo dopo che è saltata la norma sui 60 euro per i bancomat. La Stampa rivela che «al fine di evitare oneri privi di copertura» la Ragioneria ha chiesto di specificare che «ai componenti del tavolo permanente non spettano compensi, gettoni di presenza, rimborsi spese o altri emolumenti comunque denominati». E ancora: la norma sul bonus psicologo «non è correttamente formulata sul piano tecnico».
Il dg del Tesoro nel mirino
Manca l’incremento del fabbisogno sanitario e bisogna acquisire la relazione tecnica. E deve essere chiarito ancora che «il contributo è stabilito nel limite massimo di 1.500 euro a persona a decorrere dall’anno 2023. E nel limite complessivo di 5 milioni di euro per il 2023 e 8 milioni di euro a decorrere dal 2024». Intanto La Stampa racconta un retroscena che riguarda proprio i rilievi della Ragioneria. Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia, è andato all’attacco del Tesoro: «Qualcosa non ha funzionato. Mi risulta che nessun tecnico della Ragioneria fosse presente in diversi momenti dell’esame in commissione. Prenderemo provvedimenti». La frase minacciosa prelude a un cambio della guardia in via XX Settembre? «La presidente del Consiglio Meloni tornerà alla carica con Giorgetti per chiedergli di sostituire il direttore generale del Mef Alessandro Rivera», sostiene con il quotidiano un parlamentare della maggioranza che vuole rimanere anonimo.
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