Afghanistan, la protesta delle donne contro i divieti dei talebani. Le Ong: «Il loro lavoro è indispensabile» – Il video
Tre grandi Ong internazionali hanno interrotto le loro operazioni in Afghanistan in seguito all’obbligo imposto loro dai talebani di far rispettare l’abbigliamento scelto dagli estremisti islamici per le donne, che sono obbligate a mostrarsi in pubblico completamente coperte. La regola è stata usata dalle autorità afghane per impedire, ieri, a tutte le organizzazioni internazionali e le Ong che operano nel Paese di far lavorare le donne. Gli enti verranno privati della licenza a lavorare in Afghanistan se non rispetteranno l’obbligo. A comunicare la loro interruzione delle attività in Afghanistan, con un comunicato congiunto, sono state le Ong Save the Children, the Norwegian Refugee Council e Care International, che hanno fatto sapere che non proseguiranno il loro lavoro «senza la parte femminile del personale». E, di conseguenza, «pretendono» che le donne continuino a poter essere impiegate, riporta la Bbc. Le tre Ong affermano che «non avrebbero potuto raggiungere milioni di afghani in difficoltà se non fosse stato per le donne che lavorano» con loro. «Mentre attendiamo chiarezza sull’annuncio, sospendiamo tutti i programmi. Pretendiamo che uomini e donne possano egualmente continuare a le loro operazioni in Afghanistan per salvare vite», prosegue il comunicato.
Medici senza frontiere: «Senza donne non ci può essere sanità»
Pur senza annunciare un ritiro ufficiale, anche Medici Senza Frontiere si è unita al coro di associazioni che condanna la nuova politica talebana. «I nostri team hanno iniziato a lavorare in Afghanistan più di quarant’anni fa e da allora hanno fornito assistenza medica a milioni di persone. Le donne sono quelle che l’hanno reso possibile. Senza di loro, non ci può essere assistenza sanitaria», si legge in un tweet diffuso dalla sezione afghana della Ong. «Le donne hanno un ruolo cruciale nell’assistenza delle comunità, che senza di loro non sarebbe possibile», prosegue il comunicato, evidenziato come l’Afghanistan sia un paese che «dipende fortemente dal supporto umanitario».
December 25, 2022
La posizione dell’Onu: «Ritireremo gli aiuti umanitari»
Remiz Alakbarov, massimo coordinatore delle attività umanitarie delle Nazioni Unite, ha reso noto che l’Onu sta lavorando per ottenere da parte dell’Afghanistan un passo indietro sul divieto al lavoro imposto alle donne, che ha definito «una linea rossa per l’intera comunità umanitaria». Inoltre, ha fatto sapere che l’attività di aiuti che l’Onu porta avanti nel Paese potrebbe venire interrotta se le richieste dell’associazione delle Nazioni Unite non verranno rispettate. Allo stato dei fatti attuale, alle donne viene impedito di lavorare nella maggior parte dei settori e il loro accesso agli spazi pubblici è stato significativamente limitato, così come la loro possibilità di viaggiare.
Cannoni ad acqua per la repressione delle proteste
Le autorità talebane hanno usato cannoni ad acqua per disperdere le manifestanti che protestavano contro l’ordinanza del regime che impedisce a tutte le donne di frequentare lezioni universitarie che era stata accolta da decise proteste anche dagli studenti maschi, che si erano rifiutati di andare in classe. Nei filmati diffusi su Twitter si vedono quelli che sembrano mezzi dei vigili del fuoco colpire con possenti getti d’acqua le donne che protestano. I getti sono tanto forti da far cadere le manifestanti mentre fuggono e urlano la parola «codardi» agli ufficiali talebani. Il divieto di frequentare lezioni universitarie è solo l’ultima delle azioni del regime talebano per limitare i diritti delle donne in Afghanistan, nonostante le promesse fatte, che sostenevano sarebbero stati rispettati. A marzo, i talebani avevano impedito alle ragazze di iscriversi alle scuole secondarie dopo aver garantito che gli istituti sarebbero stati riaperti anche per le donne.
December 24, 2022
Fonte video: TWITTER / Kabul News
Foto di copertina: TWITTER / Msf Afghanistan
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