La testimone della Shoah chiede le dimissioni di La Russa: «Meloni commossa all’Hannukkah? Una cosa falsa e squallida»
Edith Bruck, testimone della Shoah ungherese e tra le prime a chiedere a Giorgia Meloni di togliere la fiamma dal simbolo di Fratelli d’Italia, vuole le dimissioni di Ignazio La Russa da presidente del Senato. Dopo l’invocazione di Isabella Rauti sull’«onore ai fondatori e ai militanti missini», la seconda carica dello Stato su Instagram ha parlato del padre, che «fu tra i fondatori del Msi in Sicilia e che scelse con il Msi per tutta la vita, la via della partecipazione libera e democratica in difesa delle sue idee rispettose della Costituzione italiana». Bruck risponde a tutto ciò con una citazione da Il Signore degli Anelli: «Le radici profonde non gelano». E spiega: «È pensabile che si possa ancora celebrare la fiamma e quello che rappresenta? Liliana Segre e io stessa le abbiamo chiesto tante volte di toglierla dal simbolo di Fratelli d’Italia. Non l’ha tolta. Ha paura di perdere il suo elettorato tradizionale anche se oggi quel tipo di elettore pare le sia nemico».
Edith Bruck e le radici profonde che non gelano
Per Bruck oggi «La Russa non dovrebbe neanche essere dov’è. Ma è colpa nostra, di coloro che votano senza pensare, si accodano, applaudono chi urla di più. La colpa è nostra e anche dell’opposizione che con un signore come Enrico Letta non è riuscita a farsi ascoltare. Sono molto preoccupata per questo paese». Sulla commozione di Meloni nel giorno della cerimonia dell’Hannukkah Bruck è scettica: «Ho visto, mi è sembrata falsa, una cosa squallida. Come si può cambiare da un momento all’altro in questa maniera? È come dopo la guerra: prima erano tutti fascisti poi tutti democratici. Non esiste un cambiamento così repentino». Mentre il presunto abbandono del fascismo da parte della premier è «un’operazione di immagine fatta per l’ambizione di arrampicarsi in qualche maniera. Non credo Meloni sia cambiata e in generale sono in ansia per l’Italia, per l’Ucraina, per quanto accade nel mondo, perché tutto ciò che è connesso ci riguarda. Per non parlare dell’Europa».
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