Google, crescono le voci sulla raffica di licenziamenti: paura tra i dipendenti sul nuovo sistema di valutazione
I dipendenti di Google iniziano a temere l’arrivo di un’ondata di licenziamenti. Al momento non ci sono state riduzioni del personale, ma tra lo staff circola la paura. A raccontarlo è il New York Times che riferisce di una lettera dei lavoratori di Google in Svizzera inviata al vicepresidente delle risorse umane dell’azienda, in cui delineano le loro preoccupazioni sul fatto che un nuovo sistema di valutazione dei dipendenti possa essere introdotto e utilizzato per ridurre la forza lavoro. «Il numero e la diffusione delle segnalazioni che ci sono pervenute indicano che almeno alcuni dirigenti sono stati sottoposti a pressioni aggressive per applicare una quota su un processo che potrebbe portare i dipendenti a ottenere valutazioni negative e potenzialmente a perdere il lavoro», hanno scritto alcuni rappresentanti dei lavoratori nella lettera. In quest’ultima vengono fatti anche alcuni esempi concreti che, a loro avviso, sono i primi segnali di un potenziale cambio di registro: dall’imminente chiusura di un piccolo ufficio alla cancellazione di un progetto di moderazione dei contenuti per ridurre il budget.
Il calo degli utili di Google
«Durante le riunioni di pianificazione del 2023, il colosso della Silicon Valley è diventato una polveriera di ansia», emerge dalla testata statunitense che ha ascoltato le testimonianze di 14 dipendenti attuali ed ex. Pur restando in corsa per realizzare profitti per decine di miliardi di dollari di utile quest’anno, Google ha subito alcuni rallentamenti A ottobre, quando il mercato della pubblicità digitale è crollato, la società madre di Google, Alphabet, ha riferito che i profitti sono diminuiti del 27% nel terzo trimestre rispetto all’anno precedente, a 13,9 miliardi di dollari. Il tema dei licenziamenti sta colpendo diversi grandi colossi quest’anno. A metà dicembre, il Ceo del Washington Post ha annunciato una riduzione del personale senza dare spiegazioni. Solo pochi giorni prima è uscita l’indiscrezione che anche Amazon prevede licenziamenti per 10mila dipendenti. E a precedere Amazon, c’erano già stati Disney, Twitter e Meta.
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