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Il ministro Valditara: «L’esame di maturità sarà come prima della pandemia». I consigli per il colloquio e il tema

29 Dicembre 2022 - 07:48 Redazione
Il responsabile dell'Istruzione e del merito: presto una circolare per il 2023

L’esame di maturità sarà come prima della pandemia. In un’intervista rilasciata a La Stampa il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara spiega che è la soluzione «più ragionevole». Mentre sull’ orale annuncia una circolare su come andrà svolto il colloquio interdisciplinare. Che «deve valorizzare le competenze e verificare la capacità di fare collegamenti». Si ricomincerà quindi dalla legge del 2017 voluta dal centrosinistra. Con due prove scritte (la seconda su due discipline). E un colloquio orale davanti a una commissione mista formata da tre commissari interni e tre esterni.

Le tracce e l’alternanza scuola/lavoro

«Il colloquio interdisciplinare deve valorizzare le competenze degli studenti. E verificare la loro capacità di fare collegamenti tra le materie. Non è, quindi, un colloquio disciplinare, non deve esserci l’interrogazione in italiano, in greco o in matematica. Le competenze disciplinari la scuola le ha già accertate con il giudizio finale che ammette all’esame di Stato. Su questo invierò una circolare che chiarirà esattamente come andrà svolto il colloquio», spiega il responsabile di viale Trastevere. Sugli scritti invece «ci saranno tracce che presumeranno la lettura dei giornali o la lettura dei libri. Il mio invito ai ragazzi è a partecipare e a essere informati sulla vita pubblica e su ciò che accade nella società. Per essere cittadini consapevoli e, quindi, maturi occorre leggere i libri e leggere i giornali e informarsi. Purtroppo in Italia si leggono pochi libri e pochi giornali. Questo è uno dei temi su cui la scuola e tutte le istituzioni devono attivarsi maggiormente». Infine, Valditara fa sapere che l’alternanza scuola/lavoro non sarà condizione per l’ammissione agli esami di Stato: «L’eccezione è dovuta al fatto che la normativa prevede un monte ore che purtroppo per il Covid molti non hanno potuto rispettare. Sarebbero stati penalizzati gli studenti che non hanno potuto completare i percorsi».

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POLITICAGennaro SangiulianoGoverno Meloni

Il ministro Sangiuliano: «La lingua italiana sia nella Costituzione. Usare parole straniere è snobismo radical chic»

29 Dicembre 2022 - 07:25 Redazione
Il responsabile della Cultura: solo se conosci le tue radici puoi aprirti al mondo

Il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano dice sì all’italiano in Costituzione. E dice che l’abuso di parole straniere fa parte di uno «snobismo radical chic» che «spesso nasce dalla scarsa consapevolezza del valore globale della lingua italiana». Intervistato da Il Messaggero, che nei giorni scorsi ha lanciato una campagna sulla lingua da difendere, Sangiuliano dice: «La consacrazione della lingua nazionale è in molte Costituzioni, di gran parte dei Paesi non solo europei. Quindi si tratta di essere coerenti con altre grandi nazioni europee e occidentali, e già il presidente Meloni presentò una proposta in tal senso. Poi, naturalmente, la riforma va armonizzata con il quadro di riforme a cui sta lavorando il ministro Casellati». Il ministro ricorda che l’Accademia della Crusca «ha costituito al suo interno un gruppo di lavoro, che ha scelto anche un bel nome latino, “incipit”, che prova a suggerire definizioni alternative italiane a definizioni straniere abusate nella comunicazione pubblica». Mentre «un certo abuso dei termini anglofoni appartiene a un certo snobismo, molto radical chic. Che spesso nasce dalla scarsa consapevolezza del valore globale della cultura italiana. E anche della sua lingua, che invece è ricca di vocaboli e di sfumature diverse». Non è una battaglia di retroguardia «ma solo se sei ben saldo nelle tue radici puoi aprirti al mondo».

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Elezioni regionali Lazio, il primo sondaggio: Rocca davanti a D’Amato e Bianchi

29 Dicembre 2022 - 07:05 Redazione
Il centrodestra è al 42,7%. La candidata del M5s raccoglie il 18,5% dopo l'annuncio

Il primo sondaggio sulle elezioni regionali nel Lazio incorona Francesco Rocca. Il candidato del centrodestra raccoglie il 42,6% delle preferenze nella rilevazione di Izi realizzata per Repubblica. Dietro c’è l’ex assessore Alessio D’Amato con il 34,8% mentre l’appena annunciata (da Conte e dal M5s) Donatella Bianchi raccoglie il 18,5%. Ma la coalizione di centrodestra perde punti rispetto alle elezioni politiche del 25 settembre. Il sondaggio sulle liste dice che Fratelli d’Italia si appresta a diventare il primo partito del Lazio raccogliendo il 32,4% delle preferenze. Segue il Partito Democratico con il 18,1% mentre il Movimento 5 Stelle è al 16,5%. Segue il Terzo Polo di Italia Viva e Azione con il 6,7%, poi c’è Forza Italia con il 5,7% e la Lega con il 4,1%. Per quanto riguarda le coalizioni i pentastellati potranno contare su una lista civica data al 2,8% raggiungendo così il 17,6. Il centrosinistra (Pd, Terzo Polo, Europa Verde, +Europa, Sinistra civica ecologista, Demos e le liste civiche) è a quota 33,9% mentre il centrodestra si attesta sul 42,7%. Il campione è di 1.012 persone intervistate tra il 27 e il 28 dicembre. L’astensione è data oltre il 30%.

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Anche Vittorio Sgarbi contro La Russa: «Inopportuno, Meloni faccia una nuova Fiuggi»

29 Dicembre 2022 - 06:39 Redazione
Il sottosegretario alla Cultura: FdI ormai è un partito più ampio

La celebrazione del Movimento Sociale Italiano da parte del presidente del Senato Ignazio La Russa non è illegittima ma inopportuna. E Giorgia Meloni dovrebbe fare una Fiuggi 2 per rivendicare la sua diversità. Parola del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi, che in un’intervista a Repubblica oggi parla della destra “nostalgica” già stigmatizzata da Liliana Segre. «Il ricordo del Msi del mio amico La Russa, che si arrabbierà, è stato non illegittimo ma quantomeno inopportuno. Soprattutto politicamente. Perché finisce per richiamarsi al passato e non al futuro, come invece fa Giorgia Meloni. Tra i due, ci scommetto, probabilmente ci sarà qualche discussione», dice Sgarbi. Proprio mentre La Russa ribadisce il punto: «Me ne frego delle liturgie».

Almirante? Un post fascista

Sgarbi sostiene che Almirante era un post-fascista: «La Costituzione non avrebbe potuto prevederlo. Sono nostalgici di un mondo battuto dalla storia. La loro cultura non può prescindere dal fascismo, che però è finito nel 1944. La Russa non ha elogiato Bottai o Arnaldo Mussolini, ma un partito che era dentro il Parlamento. Per quanto anche a me allora sembrava incredibile che ci fosse». Mentre «Fratelli d’Italia è un mondo che ormai è più ampio, pur avendo delle radici ben definite nella destra. Poi c’è chi è erede diretto del Msi e chi, come la giovane Meloni, viene da Fiuggi, figlia della svolta di Fini che si era già spinto oltre le colonne d’Ercole e aveva portato An al 15 per cento. Oggi Meloni ha raddoppiato il consenso e se tocchi il 30 per cento avrai a che fare un po’ con tutti. La Russa è l’ultimo emblema di quel mondo lì, che esiste ancora nella loro area di riferimento. Non puoi certo uccidere chi proviene dal Msi». Proprio per questo Meloni dovrebbe fare una Fiuggi 2: «Gliel’avevo proposto quando era al 4 per cento in una colazione a cui l’avevo invitata. “Cambia il nome di FdI, trasformalo in Rinascimento”, le dissi. E ancora: “Taglia completamente la fiamma, la memoria del Msi. Vai oltre». Ma non gli ha dato retta: «Disse che doveva confrontarsi con gli organi di partito».

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ESTERIDimissioniPapa Benedetto XVIPapa FrancescoVaticano

Ratzinger, la voce sparita da mesi e l’ipotesi dimissioni anche per Papa Francesco

29 Dicembre 2022 - 06:18 Redazione
Il dualismo tra i due pontefici alimentato dalle tifoserie in Vaticano. E il possibile abbandono per Bergoglio

Joseph Ratzinger vive dal ormai nove anni nel monastero Mater Ecclesiae, dentro la Città del Vaticano. L’ex pontefice si è ritirato dopo la rinuncia al papato che risale all’11 febbraio 2013. Con lui l’arcivescovo Georg Gaenswein e quattro «memores domini», laiche consacrate di Comunione e Liberazione. E da mesi ormai non parla più: a dispetto della sua lucidità, non riesce ad articolare le parole. Mentre le voci sui suoi problemi respiratori circolano da prima di Natale: per questo ieri Papa Francesco ha invitato a pregare per lui. E ieri è andato in visita al suo capezzale. Ma se le notizie di questi giorni dipingono un papa emerito pronto a concludere il suo «pellegrinaggio verso casa», come scrisse in una lettera di qualche tempo fa, c’è chi ipotizza che la sua dipartita potrebbe portare a un’altra rinuncia al papato. Quella di Jorge Mario Bergoglio.

Il dualismo e le due chiese

Da quando Bergoglio è salito al soglio pontificio infatti si è sempre parlato di un suo dualismo con il Papa emerito. Il Corriere della Sera ricorda oggi che Ratzinger spesso è stato strumentalizzato dagli anti-Bergoglio in seno alla Chiesa. Piano piano si sono formate due tifoserie. Contro la stessa volontà di Francesco e Benedetto. Negli ultimi mesi il conflitto si è in qualche modo spento. Proprio mentre Benedetto XVI perdeva la voce. Ma, spiega oggi Massimo Franco, quando Benedetto morirà potrebbe ravvivarsi. Insieme alle voci di dimissioni di Papa Francesco. Bergoglio ha fatto sapere di averle già preparate in caso di malattia. Ma una volta scomparso il papa emerito anche Francesco potrebbe rinunciare al papato. Non lo ha fatto prima proprio perché due papi dimissionari sarebbero troppo anche per il Vaticano. Ma il suo piano potrebbe avere un’accelerazione proprio in conseguenza della morte di Benedetto XVI.

La sepoltura

Intanto il Papa emerito ha già indicato nel 2020 il luogo dove vuole essere sepolto. L’AdnKronos fa sapere che ha scelto la tomba che fu di Giovanni Paolo II, nella cripta di San Pietro. Tomba che è libera perché l’urna e i resti di Wojtyla sono stati trasferiti in una cappella vicino alla Pietà di Michelangelo dopo la sua canonizzazione. E i funerali? Potrebbe essere lo stesso Bergoglio a presiedeli. Spiega il liturgista don Claudio Magnoli, consultore della Congregazione per il Culto divino e la Disciplina dei Sacramenti: «Dal punto di vista liturgico, credo che quando avverranno le esequie verrà utilizzato sostanzialmente il rituale che si prevede per le esequie dei Papi dal momento che con Ratzinger parliamo di un Pontefice. La differenza sostanziale rispetto a quando muore un Papa è che probabilmente potrebbe presiederle il Papa regnante, dunque Bergoglio. Mentre invece quando c’è la morte di un Papa è il decano dei cardinali a presiedere».

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ATTUALITÀCoronavirusSanitàTamponiUnione europeaVariante Covid

Covid dalla Cina, i sospetti sulla variante Gryphon e i tamponi: «Senza misure europee impossibile fermare i contagi»

I test sui viaggiatori: uno su due è positivo. Antonella Viola: «La pandemia non è finita»

L’ondata di Covid-19 che arriva dalla Cina spaventa il governo. Mentre i sospetti sull’esplosione dei contagi si accentrano sulla sottovariante XBB.1.5 del virus Sars-CoV-2, nota anche come Gryphon. Potrebbe essere questo recente membro della famiglia di Omicron fra le cause dell’impennata dell’epidemia. Intanto il ministro della Salute Orazio Schillaci ha firmato un’ordinanza per obbligare al tampone chi arriva da Pechino. Oggi riferirà in Senato sulla situazione, mentre l’Unione Europea convoca il Comitato per la sicurezza sanitaria. E anche gli Stati Uniti impongono l’obbligo di test negativo. Nella sua ordinanza Schillaci ha disposto anche il sequenziamento del virus. Una misura indispensabile per garantire la sorveglianza e l’individuazione di eventuali varianti.

La sottovariante XBB.1.5

Dall’inizio. Per spiegare il nuovo boom dei contagi dalla Cina gli occhi sono puntati sulla sottovariante XXB.1.5. Si tratta al momento solo di un’ipotesi, ha spiegato il virologo Francesco Broccolo dell’Università del Salento ieri all’Ansa. Ma la stessa variante Gyphon sembra collegata all’incremento dei ricoveri negli Usa e in particolare a New York. Dove la XBB è aumentata del 140% nell’ultimo mese. «È vero che in Cina si è passati in breve tempo da una politica di restrizione severa a un’apertura improvvisa, ma è anche vero che la popolazione ha ricevuto un vaccino, il Sinovac, con una somministrazione pari a 241 dosi per 100 abitanti, pari a quella del Regno Unito», osserva Broccolo. La XBB sta rapidamente sostituendo sottovarianti comuni, come BQ.1 e BQ.1.1, secondo l’esperto. E si è diffusa in tempi rapidi in almeno altri nove Paesi, sei dei quali europei. Oltre che in Italia, dove al 27 dicembre costituiva l’1,82% del virus in circolazione, gli esperti hanno rilevato XBB in Francia (1,22%), Belgio (4,56%), Germania (2,05%), Spagna (2,61%) e Regno Unito (5,44%) secondo Our World in Data, che cita i dati relativi alle sequenze genetiche del virus depositate nella banca dati internazionale Gisaid. La XBB è presente anche in Australia (3,33%), Canada (1,93%) e Stati Uniti (13,42%).

La diffusione e i dubbi

La XBB si diffonde velocemente grazie alla mutazione chiamata F486P. Che le permette di sfuggire agli anticorpi generati sia da infezioni da Omicron 5 sia dai vaccini. E rafforza il legame con il recettore Ace2 che si trova sulle cellule umane. L’epidemiologa Maria Van Kerkhove, Technical Lead per Covid-19 dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ha spiegato in un video su Twitter perché continueremo a vedere ondate di infezioni in tutto il mondo: «Omicron può causare l’intero spettro di malattie, dall’infezione asintomatica fino alla morte, ma la buona notizia è che i nostri strumenti funzionano ancora». E i primi numeri sui test in aeroporto in Italia non rallegrano: a Malpensa nel primo volo c’erano 35 positivi su 92 passeggeri. Nel secondo erano 62 su 120. L’epidemiologo Carlo Lavecchia spiega oggi a Repubblica che fare i tamponi sui voli «ha senso per individuare un’eventuale nuova variante. Se in Cina continuassero a circolare solo versioni di Omicron, come oggi, l’impatto di questa ondata sul resto del mondo sarebbe limitato. Abbiamo oltre 400mila positivi registrati e probabilmente un milione di italiani contagiati. Alcune centinaia di viaggiatori stranieri non peserebbero sull’epidemia».

Antonella Viola: «Misure europee»

Intanto l’immunologa Antonella Viola in un editoriale su La Stampa spiega l’errore dei dirigenti cinesi nella gestione di questi ultimi mesi di pandemia: «Il virus è stato improvvisamente lasciato libero di diffondersi in una popolazione scarsamente vaccinata. E, ovviamente, sta contagiando milioni di persone al giorno. La Cina è quindi in ginocchio, nonostante il governo cerchi di nascondere la situazione drammatica. Ma questa nuova ondata di contagi, con questi numeri così incredibili, potrebbe avere conseguenze ben oltre il confine cinese». E quindi «il mondo rischia di ritrovarsi nuovamente travolto da un virus cambiato, che non è più riconosciuto dagli anticorpi generati dai vaccini o dalle infezioni precedenti». Per l’esperta i test del tampone in aeroporto non basteranno: «Troppe persone sfuggono al tampone perché arrivano con voli che fanno scalo in città europee. E, soprattutto, abbiamo imparato che le misure prese da un solo Paese servono a poco. Serve, invece, un’azione europea immediata e decisa per evitare che lo scenario peggiore possa diventare reale. Purtroppo, la pandemia non è finita».

Vaia: «Ma non è come il 2020»

Ma Francesco Vaia, direttore dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Spallanzani di Roma, dice che la situazione è comunque diversa rispetto al 2020: «Non è un virus nuovo come allora. Sappiamo trattarlo con farmaci e monoclonali; abbiamo costruito e modellato vaccini efficaci contro le complicanze gravi. Siamo lontani dalla malattia sconosciuta e imprevedibile di allora», spiega in un’intervista al Il Messaggero. «In Cina attualmente si assiste ad una nuova ondata epidemica con elevata circolazione di Sars-CoV-2, favorita dalla presenza di una ampia popolazione non vaccinata o vaccinata con vaccini poco efficaci. E in larga parte non immunizzata per via naturale, come effetto dei lockdown. È verosimile che si possa creare una situazione favorevole alla selezione di una nuova variante. Un po’ quello che è successo in India con Delta e in Sud Africa con Omicron. Monitorare i passeggeri in arrivo, con tamponi e sequenziamento virale ci consente di tenere sotto sorveglianza questo nuovo inatteso fronte della pandemia».

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Liliana Segre: «Il centrodestra? Ha tendenze nostalgiche»

29 Dicembre 2022 - 04:31 Redazione
La senatrice a vita parla in un'intervista al Guardian

«Il mio discorso era scritto con il cuore, sapendo che la nuova maggioranza parlamentare si ispira agli ideali della destra con qualche tendenza nostalgica». Liliana Segre rilascia un’intervista al Guardian e parla del suo intervento in Senato nel giorno dell’inaugurazione della legislatura. Nel colloquio con Angela Giuffrida la senatrice a vita rivela la sua più grande paura: «Che l’Olocausto possa ridursi ad appena un rigo nei libri di storia. Non si tratta di pessimismo, ma del frutto dell’osservazione. Osservo alcuni eventi con lo spirito di una scienziata: l’esperimento è tatuato sulla mia pelle. Qualcosa andò storto, e resta molto da fare». E dice che i sopravvissuti come lei hanno il dovere della testimonianza: «Storia e memoria vanno di pari passo e sono il patrimonio comune del genere umano. Se la memoria svanisce come la nebbia, il mondo sarà condannato, come nel girone dantesco dell’Inferno, a perpetuare quelle atrocità». Poi parla delle minacce contro di lei, che l’hanno portata a denunciare: «Vivere con la scorta a 92 anni è assurdo. Ho subito attacchi razzisti, cose inverosimili. Non si tratta mai di uno scontro faccia a faccia: si consuma tutto online e viene amplificato dal web, un luogo chiuso nel quale gli hater alla tastiera scatenano i peggiori istinti con autentica ferocia, nascondendo il viso e camuffando l’identità dietro nomignoli di animali. Temo che non esistano cure efficaci per il razzismo e l’intolleranza. Bisogna combatterli entrambi. Si tratta di una guerra, come ha sempre detto Primo Levi».

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Il presidente del Senato La Russa: «Il Msi? Me ne frego della liturgia! La verità è che rosicano»

29 Dicembre 2022 - 04:09 Redazione
La seconda carica dello Stato risponde alle critiche andando all'attacco: «Io non rinuncio, e non rinuncerò mai, al mio pensiero»

«Me ne frego della liturgia! La verità è che, quando esprimo le mie idee, rosicano». Il presidente del Senato Ignazio La Russa in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera risponde alle critiche piovutegli addosso dopo il post che celebrava su Instagram il Movimento Sociale Italiano. Nel colloquio con Fabrizio Roncone La Russa tiene il punto: «Ripeto: se avessero voluto uno solo per dirigere il traffico dell’aula di Palazzo Madama, avrebbero potuto eleggere un semaforo. Io non rinuncio, e non rinuncerò mai, al mio pensiero». E non sembra preoccupato delle richieste di dimissioni che arrivano da esponenti della Comunità Ebraica. Dice di aver deciso di intervenire dopo le invocazioni all’onore di Isabella Rauti. E precisa di non aver sentito Giorgia Meloni: «E comunque non mi è giunta alcuna sua critica».

«Il Msi è sempre stato con Israele»

Ma non sembra molto preoccupato delle conseguenze: «Rispetto le sensibilità della comunità ebraica, ma li invito a documentarsi bene. Anche perché il Msi è sempre stato schierato a favore di Israele, mentre pezzi di sinistra, spesso, tifavano per i palestinesi». Ammette che il fondatore del Msi Giorgio Almirante era un sostenitore del razzismo durante la Seconda Guerra Mondiale: «Però poi Almirante riconobbe l’errore. E fondò un partito che ha eletto capi di Stato, sostenuto la democrazia…». Mentre lui rispetta «le leggi, i valori costituzionali, in aula sono imparziale e super partes». Ma insiste: «Ho le mie idee. Non le rinnego. E ho il diritto di celebrare la figura di mio padre, con orgoglio e senso di appartenenza ad un partito dove, a lungo, ho militato anche io. Dov’è il problema?». Infine, l’ultima risposta è sul 25 aprile e sull’idea di festeggiarlo o no: «Me lo chieda il 23 aprile. Non devo rassicurare nessuno. Certo non andrò a infilarmi in qualche corteo per beccarmi fischi e uova marce. Le ricordo però che, da ministro della Difesa, come suggeriva Luciano Violante, ho già omaggiato i partigiani morti e i morti che, credendo in un’altra ideologia, stavano dall’altra parte».

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Andrew Tate, la delirante risposta a Greta Thunberg: gli insulti sessisti mentre fuma il sigaro – Il video

29 Dicembre 2022 - 00:16 Massimo Ferraro
L'ex kickboxer continua ad attaccare la giovane ambientalista con un video su Twitter

Dopo averla provocata e aver ricevuto una secca risposta, presto diventata virale, Andrew Tate si presenta ai suoi follower su Twitter indossando una vestaglia da ring e fumando un sigaro per rilasciare un po’ di gas serra e replicare nuovamente a Greta Thunberg. L’ex kickboxer le aveva scritto elencandole le automobili in suo possesso sottolineando quanto siano inquinanti, e chiedendo alla giovane attivista di fargli avere il suo indirizzo email per poterle mandare la lista completa. La risposta della ragazza non si era fatta attendere: «Sì, ti prego, illuminami. Scrivimi pure a smalldickenergy@getalife.com (complessodapenepiccolo@fattiunavita.com, ndr)». Una frase che non deve essere andata giù a Tate, che ha replicato insultandola in maniera scomposta. «Perché dovrebbe avere una mail del genere? Non voglio presumere il suo gender, diciamo che è cinquanta e cinquanta», ha affermato nel video condiviso sul social, per poi accusarla di essere «programmata, schiava di Matrix», dando il via alla tesi complottista: «Qualcuno l’ha convinta a convincervi di chiedere al governo di tassarvi fino alla povertà. Ma io l’ho smascherata».

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Sindacati e Ong contro i decreti del governo. Sea Watch: «Ci vogliono criminalizzare». Sciopero di 32 ore all’ex Ilva

28 Dicembre 2022 - 23:42 Redazione
Nella serata del 28 dicembre il consiglio dei Ministri ha approvato il decreto migranti e il decreto sugli impianti di interesse strategico

Non si sono fatte attendere le reazioni al decreto migranti e del decreto sugli impianti di interesse strategico nazionale, approvati dal consiglio dei Ministri nella serata del 28 dicembre. Sul primo aspetto, nel testo presentato da Piantedosi è previsto un nuovo codice di condotta per le navi Ong impegnate nelle operazioni di ricerca e soccorso in mare, con sanzioni fino a 50mila euro e il sequestro della nave. Per quanto riguarda i siti strategici, il ministro Urso ha ottenuto il via libera per l’utilizzo dei 680 milioni già stanziati per l’ex Ilva di Taranto per un aumento di capitale. Il testo interviene anche «sulle norme processuali penali, sulla disciplina dei sequestri e su quella in materia di responsabilità penale».

La reazione di Sea Watch

Sentita da Adnkronos, la ong tedesca Sea Watch denuncia un tentativo di delegittimazione da parte del governo nei confronti del loro operato. «Il nuovo decreto Sicurezza approvato dal Consiglio dei ministri del governo Meloni non è altro che l’ennesimo tentativo di ostacolare e criminalizzare le attività delle navi della società civile – fanno sapere da Sea Watch – ma nessun governo può impedire a una nave di sottrarsi all’obbligo di soccorso e nessuna nave si rifiuterà di accogliere chi chiede aiuto nel Mediterraneo centrale. Rispetteremo il diritto internazionale, come abbiamo sempre fatto». A Taranto, alcune sigle sindacali dell’ex Ilva criticano aspramente le misure contenute nel decreto sui siti strategici, annunciando uno sciopero di 32 ore che andrà avanti dalle 23 di martedì 10 gennaio alle 7 di mattina del 12 gennaio. «Il governo si disinteressa della richiesta di di non erogare nessun ulteriore prestito pubblico in qualunque forma ad Arcelor Mittal senza un preventivo riequilibrio della governance», scrivono in una nota Fiom, Uil e Usb Taranto.

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Fuga dal Beccaria, si consegna spontaneamente il quinto evaso. Due ancora i fuggitivi

28 Dicembre 2022 - 22:22 Redazione
Si tratta di un ragazzo di 19 anni

Si è presentato spontaneamente in Questura uno dei 7 ragazzi evasi dal carcere minorile Beccaria di Milano nel giorno di Natale: è il quinto a essere rintracciato, due ancora i fuggitivi. Si tratta di un ragazzo di 19 anni, il più grande dei sette coinvolti nella fuga, che si è presentato in via Fatebenefratelli dove è stato arrestato per evasione dai poliziotti della Squadra Mobile. È un italiano, residente in provincia di Como, accusato di maltrattamenti in famiglia e che in passato era scappato da alcune comunità. L’autorità giudiziaria ha disposto il giudizio per direttissima. Non sono ancora stati trovati invece due ragazzi, uno di 17 e l’altro di 18 anni, entrambi italiani. Cinque dei sette minori si sono costituiti o sono stati rintracciati dalla polizia penitenziaria e sono tornati in carcere nei giorni scorsi. Uno di loro, un 18enne, davanti al giudice che ha convalidato l’arresto per evasione, aveva detto di esser fuggito per andare in una comunità terapeutica. L’ultimo a essere individuato – martedì 27 dicembre – era stato un 17enne marocchino, a seguito della segnalazione di un cittadino. I carabinieri di Sesto San Giovanni lo avevano identificato in Piazza Marinai d’Italia.

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Allarme Covid, l’Ue convoca il Comitato per la sicurezza sanitaria. Test anche per chi arriva negli Stati Uniti dalla Cina

28 Dicembre 2022 - 22:14 Redazione
La preoccupazione dei funzionari sanitari statunitensi: «Pechino non condivide abbastanza informazioni sull'aumento dei casi nel Paese»

Dopo che la Cina ha annunciato la fine dell’obbligo di quarantena per chi arriva nel Paese dall’estero, gli altri Paesi hanno alzato il livello di allerta. In Italia il ministro della Salute Orazio Schillaci ha disposto, con ordinanza, tamponi antigenici Covid-19 obbligatori, e relativo sequenziamento del virus, per tutti i passeggeri provenienti dalla Cina e in transito in Italia. Schillaci ha anche chiesto all’Unione europea di coordinare gli sforzi per contenere l’aumento dei contagi, e in serata la Commissione ha annunciato, per domani 29 dicembre, la convocazione del Comitato per la sicurezza sanitaria «per discutere con gli Stati membri e le agenzie europee le possibili misure» da adottare. Nel frattempo, anche gli Stati Uniti chiederanno il test negativo per il Covid ai viaggiatori che vengono dalla Cina. La misura partirà dal 5 gennaio. I funzionari sanitari hanno spiegato che il motivo risiede nel fatto che Pechino «non sta condividendo abbastanza informazioni sull’aumento dei casi di coronavirus nel Paese». Così «tutti i passeggeri di età pari o superiore a due anni provenienti dalla Cina dovranno sottoporsi al test non più di due giorni prima della partenza dalla Cina, da Hong Kong e da Macao, e mostrare il risultato negativo del test alle compagnie aeree al momento della partenza», ha annunciato un funzionario sanitario federale. Il timore è che con la decisione di Pechino di riaprire le frontiere, e dare il via liberi su tutti i viaggi, possa scoppiare un nuovo disastro globale. Anche l’Europa si è allarmata.

La situazione in Italia

Tra i primi Paesi ad adottare precauzioni c’è stata l’Italia che, con un’ordinanza del ministro della Salute Orazio Schillaci, è stato introdotto l’obbligo dei tamponi negli aeroporti per controllare i viaggiatori in arrivo dalla Cina. Schillaci ha poi invitato Bruxelles ad assumere iniziative simili «su tutto il territorio europeo». Intanto, a Pechino si allungano le file dei malati davanti agli ospedali che – secondo le informazioni che filtrano – sarebbero al collasso. E i dati non rassicurano: secondo la società di ricerca britannica Airfinity, sono oltre un milione i nuovi contagiati e almeno 5 mila i morti al giorno. E la situazione rischia di peggiorare. Solo ieri, 27 dicembre, la Regione Lombardia ha individuato che quasi un passeggero su due arrivato nello scalo milanese dalla Cina, a bordo di due voli, è risultato positivo. Da qui la decisione di introdurre i controlli. Seguita poi dall’aeroporto di Fiumicino. Infine, è arrivata la stretta del governo.

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